Storie
Finanza, Impresa e Sostenibilità.
Impegni seri o solo fuffa?
I nuovi scenari nell'Era della Trasformazione digitale: news e update da fonti autorevoli
Il rapporto fra Finanza, Economia e Sostenibilità. Per distinguere fra impegni annunciati e risultati concreti sostenibili.
La chiave di lettura non può fondarsi sull'ingenua speranza di cercare negli annunci una svolta etica e morale. Realisticamente la lettura più corretta é quella della valutazione della convenienza economica o meno verso la sostenibilità da parte di fondi di investimento ed imprese.
Lì sta la credibilità della Comunicazione della Sostenibilità: la convenienza a realizzarla.
In mancanza di un'improbabile convergenza dei Governi su provvedimenti draconiani per ridurre le emissioni nocive, non potrà essere quella parte di opinione pubblica più sensibile ai temi ambientali da sola che potrà determinare una decisa politica ambientale.
Saranno le mosse della Grande Finanza attraverso i fondi d'investimento ad influenzare pesantemente il futuro delle industrie della deforestazione, delle energie fossili e quelle che finanzieranno impegnate in processi sostenibili e produzioni green.
TUTTO SARÀ COME DOPO?!?
Se tutto tornerà come prima, allora non avremo capito niente
Update
Le grandi compagnie petrolifere europee stanno diventando elettriche
Sotto la pressione dei governi e degli investitori, i leader del settore come BP e Shell stanno accelerando la loro produzione di energia più pulita.
Con questo titolo e sottotitolo (o catenaccio per la carta stampata ma chissà se si può usare per un articolo web) apre un pezzo del NYT, in cui subito si aggiunge:
«Questo potrebbe rivelarsi l'anno in cui i giganti del petrolio, specialmente in Europa, hanno iniziato ad assomigliare di più alle compagnie elettriche».
E stando alle informazioni presentate non sembrerebbe proprio che stiamo parlando di annunci fuffa come li chiamo io quando si parla troppo spesso di sostenibilità senza controprove di coerenza nel concreto.
Finalmente - forse - le mosse della grande finanza comportano anche riposizionamenti strategici industriali delle compagnie petrolifere.
I segnali ci sono ed evidenti, anche se sono le "petroliere" europee a muoversi per il momento.
La scommessa é che l'elettrico divenga la fonte principale di energia. Le compagnie americane sono più lente delle loro sorelle europee ad iniziare tale percorso.
Anche perché le sorelle statunitensi non subiscono le pressioni politiche come pare stia succedendo quelle di stanza in Europa: ma sappiamo che da quelle parti gira un tipo originale, un influencer che usa Twitter come un bazooka che spara più in alto di un pozzo petrolifero, un certo Donaldo.
Quindi ci siamo, forse: i giganti del petrolio pare stiano andando verso una graduale conversione verso le energie green.
E l'articolo del NYT definisce il 2020 come «l'anno in cui i giganti del petrolio, specialmente in Europa, hanno iniziato ad assomigliare di più alle compagnie elettriche».
Bè, qualcosa di vero sembra proprio ci sia.
Royal Dutch Shell costruisce un grande parco eolico al largo delle coste dei Paesi Bassi.
La francese Total investe nell'energia solare in Spagna e costruisce un parco eolico al largo della Scozia. Compra una società di servizi elettrici e di gas naturale in Spagna, si allea con Shell e BP per il nuovo business della ricarica dei veicoli elettrici.
E rallentano decisamente i piani di perforazione ed i relativi investimenti.
E «spinte dai governi e dagli investitori preoccupati dal cambiamento climatico e le perdite sui loro prodotti, le compagnie petrolifere europee stanno accelerando la loro produzione di energia più pulita - solitamente elettricità, a volte idrogeno - e promuovendo il gas naturale, che secondo loro può essere un combustibile più pulito per la transizione dal carbone e dal petrolio al energie rinnovabili».
Le compagnie dell'idrocarburo insomma cominciano a capire che il crollo della domanda di petrolio a seguito di Covid 19 è una sorta di avviso di garanzia: rischiano l’estinzione come i dinosauri.
Un pò enfatica come opinione giornalistica ma speriamo che sia foriera di cambiamenti e diversificazione del rischio per i petrolieri e la finanza che li supporta.
Tanto che tale evoluzione secondo il NYT è prevista e condivisa da parecchi esperti del ramo. E nel pezzo non mancano le dichiarazioni di Claudio Descalzi , amministratore delegato di Eni: più energia verde e meno petrolio per allontanare i rischi della volatilità e delle incertezze.
«L'elettricità è la chiave della maggior parte di queste strategie. Anche l'idrogeno, un gas a combustione pulita in grado di immagazzinare energia e generare energia elettrica per i veicoli, gioca un ruolo sempre più importante».
Così chiude il pezzo ma non dopo aver dato qualche esempio di come le strutture tecniche e le risorse umane specialistiche di cui sono dotata le compagnie petrolifere possono essere riconvertite proficuamente nelle diversificazioni green.
Tombola, direi!
Ed io mi sto attrezzando di informazioni attendibili «idrogenate» al punto giusto per lanciare un'altra storia e questa sarà articolata, perché mi sono preso una vera e propria sbandata...per una fonte di energia pazzéésca.
Hydrogene, I love You!
Eppure qualcosa si muove nella Grande Finanza..pseudo sostenibile

Larry Fink - Ceo BlackRoc
Nella sezione Storie del mio sito dedico uno spazio significativo al tema "Finanza, Impresa e Sostenibilità. Impegni seri o solo fuffa?"
E sapete perchè? Essenzialmente perchè nel studiare la Trasformazione Digitale del nostro mondo, nella Comunicazione, l'Economia e la Finanza ed altri temi dominanti nei media tradizionali e nei Social, quando mi imbatto in una parola, un concetto che sono usati come un dado Star buono per tutti i brodi* mi nasce sempre il sospetto di un conformismo di maniera, quella della convenienza e dell'opportunismo.
Poi, passata l'euforia del momento, tutto finisce nel dimenticatoio ed i comportamenti annunciati non sono seguiti da azioni coerenti ed appunto..concrete.
La parola Sostenibilità é un classico esempio e quindi quando un opinion leader di qualsiasi campo ne parla, mi si drizzano le orecchio e mi chiedo: «Questo ci fa o che?».
E così mi sono imbattuto nel caso di Roccia Nera.
Nel mio precedente articolo "BlackRock dai 7.000 miliardi: Il Golem mondiale del risparmio gestito é credibile quando parla di sostenibilità?", ho espresso il mio pensiero sulle altisonanti dichiarazioni del Ceo e fondatore della società di investimenti di risparmio gestito più grande al mondo, Larry Fink.
E nel mio articolo BlackRock dai 7.000 miliardi: cosa ci raccontano le lettere di Larry Fink a Ceo e risparmiatori, ho analizzato nei particolari la sua comunicazione.
Indirizzandosi ai Ceo delle compagnie in cui BlackRock investe ed ai suoi clienti-risparmiatori ha spiegato la sua visione della sostenibilità, basata su un cambio di rotta del business della più grande società di investimenti al mondo: in semplificatoiese (che non è il superficialese) l'abbandono graduale degli investimenti nelle energie fossili (carbonio, petrolio e company).
E con un sano (almeno per me) doveroso scetticismo gli ho dato una chanche di essere preso per credibile. Ovvio che a lui e al suo mondo non gliene può fregar di meno di quello che gli do io di chanche, ma così piace a me in questo mio spazio digitale.
Spazio fra il serio ed il tentato faceto per alleggerire “argomenti mattonoci“ come la finanza.
Ed ho espresso tutte le ragioni per cui ritengo che, attesolo al varco sui provvedimenti coerenti e concreti, Larry Fink e la sua Roccia Nera possano perfino dire e fare "sostenibilmente" sul serio verso una svolta nelle strategie di allocazione degli asset.
Ora, con questa notizia sembra che siamo ad un passo verso la svolta. Dico sembra perché in questi casi abbondo di prudenzialismo*. Ma vediamo cosa succede nella Grande Finanza a partire da Roccia Nera ma non solo.
* Ehh vabbè, ho detto Star come potevo dire altra marca..mio nonno usava questa espressione ed era affiliato ai programmi Star (quelli a punti sulla scatola, non c'erano i programmi digitali) io parola di ex boy-scout no!
** beh, visto che va di moda tutto il “...ismo“ mi do delle arie linguisticamente conformiste anch'io
Clima, BlackRock compila la lista nera: bocciate 244 società
Con questo titolo Ilsole24Ore dà conto del primo passo concreto del gigante mondiale del risparmio gestito verso la concretezza dopo gli annunci contenuti nelle precedenti lettere annuali ad investitori e risparmiatori.
191 le compagnie avvisate per le prossime assemblee del 2021. Nei 53 casi invece in cui si sono ravvisati “progressi insufficienti”, nelle assemblee delle compagnie in cui BlackRock investe, i suoi asset manager hanno votato contro. Ma contro cosa?
Sostanzialmente la mancanza di un’adeguata strategia che tenga adeguatamente conto del rischio climatico seguendo le raccomandazioni della task force nominata da un organismo finanziario internazionale sconosciuto ai non addetti ai lavori che si chiama Financial Stability Board.
Ma è di per sé un segno di quel che più conta?
Ovvero il progressivo concreto disinvestimento dalle compagnie che sono attive nella produzione ed impiego di energie fossili?
Imminente una completa trasformazione della Finanza. Ok: ma in quale direzione?
Non dimentichiamo che BlackRock per anni ha investito ed è tutt'ora pesantemente impegnata in compagnie petrolifere, del carbone fossile, della deforestazione amazzonica. Anche se da qualche tempo sembra stia cambiando rotta nelle allocazioni di investimento.
Larry Fink, il Ceo e co-fondatore di BlackRock, in quelle lettere scriveva fra il resto: «Siamo sull’orlo di una completa trasformazione della finanza», [perché il climate change obbliga gli investitori ] «a riconsiderare le fondamenta stesse della finanza moderna».
Ed io sostenevo e continuo a sostenere che con questi colossi che parlano di sostenibilità bisogna vedere per credere, se disinvestono o meno nel fossile. Al contempo il mio molto moderato ottimismo nasce dal fatto che questa gente terrà forse conto della crescente sensibilità dell’opinione pubblica e delle Grete.
Ma soprattutto e innanzitutto tiene conto della sostenibilità finanziaria del proprio business. E almeno su questo non é che possiamo recriminare; è il loro mestiere e se vogliamo che non lo facciano più quel mestiere dobbiamo provare a ragionare di un sistema mondiale completamente nuovo.
Seguo anche qualcuno di quelli che un nuovo sistema (ordine?!?) mondiale che non sia più preda di una certa finanza ed economia lo ritengono possibile.
Perché? Io ritengo che analizzare tutte le opinioni che possono avere presa sul pubblico sia un valore aggiunto: alla propria conoscenza e conseguentemente una maggiore capacità di analisi per giudizi più obiettivi e ponderati.
Un giorno di questi affronterò un tema caldo che riguarda politica ed economia italiana che non hanno ancora preso le misure sul tempo del post-non-post Covid con di mezzo una Trasformazione Digitale epocale.
E così mi riprometto di confrontarmi anche su queste inusuali teorie su economia e finanza che ricomprendono anche il ritorno alla moneta ed al debito sovrano con solo creditori perpetui i risparmiatori italiani, eliminando le speculazioni internazionali sui nostri titoli pubblici. Vedremo.
Non é per me questione di condividere o meno certe opinioni polarizzanti, o meglio quello del pensiero personale sui “poli opinionistici“ vien dopo.
Prima é forse necessaria l'osservazione..e la curiosità di approfondire anche le teorie più ardue.
Anticipazioni sulla nuova lettera annuale ai Ceo
Secondo quanto afferma Vitaliano D'Angerio dalle pagine del quotidiano economico, il Sole24Ore ha potuto visionare in anteprima la lettera annuale di Larry Fink ai Ceo in cui BlackRock possiede quote azionarie, estraendone brani significati come questo: «.. poiché i mercati dei capitali anticipano il rischio futuro, registreremo i cambiamenti nell’allocazione di capitali più rapidamente rispetto a quelli nel clima».
Quando? «In un futuro vicino, prima di quanto anticipato da molti».
La lista delle compagnie bocciate contiene nomi che bene o male conosciamo tutti nei campi che vanno dall’energia, l’industria, la finanza, le utilities. Fra queste Chevron, Exxon (vi ricordate quella del dramma del versamento di tonnellate di petrolio in mare?), Lufthansa (ehhh già, gli amici teutonici così verdi ramarro), l’ex svedese Volvo, Daimler.
Dal report si legge anche che «Il nostro impegno nasce dalla convinzione che il rischio climatico sia parte del rischio investimento, e che integrare fattori come sostenibilità e clima nei portafogli possa fornire agli investitori rendimenti migliori rettificati per il rischio».
Una dichiarazione di per sé interessante che sottolinea una fattualità poco contestabile e quindi propenderei a non ritenerla “sostenibilità fuffa”.
Compagnie di investimento come BlackRock investono i risparmi dei futuri pensionati e quindi devono traguardare investimenti e scenari del medio-lungo periodo. Qualche speranza che alla grande finanza la sostenibilità ambientale convenga puntandoci le proprie fiches, la possiamo ragionevolmente nutrire.
Un segnale importante dalla britannica Plsa, l’associazione dei fondi pensione inglesi specializzati nella previdenza pensionistica.

Un altro esempio che giudico estremamente importante fatto di passi concreti verso una reale Sostenibilità che Conviene, ci viene da un altro articolo sempre de il Sole24 dal titolo Sul climate change si vota così. Ecco la strategia dei fondi pensione inglesi.
Interessanti e forse anche "sostenibilmente" confortanti le raccomandazioni che l’associazione degli investitori previdenziali britannici (Plsa) fornisce ai propri aderenti per decidere se votare contro nelle assemblee delle società in cui i fondi aderenti hanno asset significati.
Ma chi è sta Plsa?
Plsa - Pensions and lifetime savings association - é l’associazione dei fondi pensione inglesi specializzati nella previdenza pensionistica: rappresenta investimenti pari a 1.190 miliardi di euro in tutto il mondo, oltre che naturalmente in Gran Bretagna.
E come nota Vitaliano D'Angerio dalle pagine de IlSole24Ore, « Plsa suggerisce di votare contro nelle assemblee delle quotate che, occupandosi di business “ad alta intensità di carbone”, non forniscono previsioni sulla riduzione di emissioni; inoltre gli associati Plsa sono invitati al pollice verso pure quando queste previsioni non sono allineate con i parametri sul taglio di CO2 deciso dal Trattato di Parigi sul contenimento della temperatura terrestre».
Vale poi la pena soffermarsi sul documento contenente le raccomandazioni di voto. Ci sono anche altri criteri riguardanti il rigore amministrativo e societario ma noi ci soffermiamo sul parametro della sostenibilità e del cambiamento climatico, in particolare le attività ad alta emissione di inquinanti nell'aria: La famosa CO2.
- Remunerazione dei manager (in particolare executive) correlata a performance verso la sostenibilità ed il taglio delle emissioni inquinanti;
- Non aver raccolto le istanze di gruppi di investitori che abbiano presentato proposte di concreti obiettivi su una riduzione di impatto sul clima;
- Informazioni insufficienti sulle strategie adottate verso la sostenibilità delle azioni.
Ma ecco un elenco completo di azioni da considerarsi insufficienti nel misurare e di conseguenza contenere le emissioni di C02 nelle attività di tali società, comportandone di conseguenza una bocciatura formale con voto contrario (non semplice astensione quindi!) in assemblea.
Gli azionisti possono anche prendere in considerazione l'idea di supportare risoluzioni relative al clima. In tal caso le questioni chiave da considerare dovrebbero essere la proporzionalità e la realizzabilità della risoluzione.
Oddio, le indicazioni sono chiare; pur tuttavia si prestano a interpretazioni elastiche. Comunque la si veda sono un inizio.
Per approfondimenti sul testo integrale (originale in lingua inglese) delle raccomandazioni pubblicate vi lascio il link.
Anche la Fed si misura con la sfida clima..nonostante Trump

«Powell, Brainard [si parla dei vertici della Fed] e i loro colleghi per la prima volta affrontano l’effetto serra e le implicazioni che ha per la politica monetaria e la supervisione del sistema finanziario. Ispirati dagli istituti centrali europei e nonostante Donald Trump».
La notizia è apparsa con un articolo di Marco Valsania sul Sole24Ore nel 2019 ma i segnali di una Fed che si confronta con i cambiamenti climatici sono proseguiti nel 2020.
«[la Fed]..ha mosso in breve tempo passi senza precedenti che contrastano con le retromarce dell’Amministrazione: è reduce dalla prima conferenza che ha mai organizzato sul tema - The Economics of Climate Change - presso la sua sede di San Francisco».
E qui ho scoperto una cosa “molto interessante” che suffraga la mia ”insostenibile convinzione".
Come rileva il giornalista «uno degli esponenti del board esecutivo il governatore Lael Brainard, ha affermato, in quell’occasione e altrove, la rilevanza del “climate change” non come imperativo morale bensì per l’impatto sulla politica monetaria e la solidità del sistema finanziario.
Come a dire non per etica ma per pecunia la sostenibilità potrebbe convenire anche alla Grande Finanza Pubblica.
E l’Italia come sta messa?
IlSole24Ore a tale riguardo ci segnala che la «Gran Bretagna e i Paesi scandinavi sono molto più avanti dell’Italia sul versante della stewardship ovvero sulla gestione responsabile delle risorse. Ma qualcosa si sta muovendo anche da noi».
E cita alcuni esempi come gli enti previdenziali dei medici e dentisti Enpam, la Cassa degli ingegneri e architetti e quella forense che con complessivi 50 miliardi di attivi e 800mila professionisti iscritti, «hanno creato Assodire, associazione che si muoverà nelle assemblee delle quotate dove tali enti sono presenti con partecipazioni dirette, nel trattare con gli executive societari gli obiettivi Esg...».
Altri esempi vengono da Assoprevidenza e dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
I Fondi sostenibili in Italia sono vicini al traguardo dei 31 miliardi di patrimonio
I cosiddetti prodotti responsabili cominciano a entrare nei portafogli delle famiglie: ad iniziare dal gruppo IntesaSanpaolo con 8,4 miliardi e la raccolta record dello scorso anno di Amundi con 2,8 miliardi di euro.
Insomma gli investimenti green cominciano a far sentire il loro peso anche in Italia.
Come avevo notato analizzando “ i buoni propositi” di BlackRock, era prevedibile che se Larry Fink avesse fatto sul serio per mettere sotto pressione le “compagnie inquinanti” molti fondi di investimento e pensioni avrebbero seguito le sue orme.
Per saperne di più da IlSOle24Ore con Vitaliano D'Angerio..

La Grande Finanza e il cambiamento climatico ci azzeccano, eccome
1. Se la Grande Finanza non disinveste dalle industrie del carbone, degli idrocarburi e della deforestazione investendo nella green economy, il nostro Pianeta va a farsi letteralmente fottere a dispetto dei negazionisti.
2. I segnali della svolta della Grande Finanza saranno decisivi per il Pianeta solo quando dovrà essere più che veloce nel disinvestire dalle energie fossili perchè le loro perdite finanziarie correranno ancor più veloci".
Ovvero non per etica, morale e buonismo - in quelli non speriamoci - ma per egoismo la Grande Finanza, sinchè governerà il Sistema sembra, potrà decidere o meno di aiutarci a salvare il Pianeta.
I ricercatori della sede di New York, la più influente e in sintonia con i mercati delle dodici “filiali” regionali, hanno reso note stime di danni economici, oltre 500 miliardi di dollari, già avvenuti in pochi anni a causa dei disastri legati al riscaldamento dell’atmosfera.
A giudizio del giornalista, Brainard nei suoi interventi si confronta spesso con il tema climatico quando, ad esempio, paragona l’ «influenza del cambiamento climatico sul lavoro della Banca centrale, alla globalizzazione e alla rivoluzione delle tecnologie dell’informazione».
E si è espresso per una Fed attiva nella rete delle 40 banche centrali che da due anni discute il problema - il Central Bank and Supervisors Network for Greening the Financial System.
E così la Fed guarda anche alle mosse della Bank of England e della Bce. Ma cosa accomuna queste istituzioni in questo momento?
Semplice e complesso insieme individuare il fattore comune; una loro comune preoccupazione che nasce da tutto ciò che può turbare la loro primaria missione: la stabilità finanziaria globale.
Ora però, causa pandemia, lo scenario é radicalmente mutato e la crisi sanitaria prima ed ora quella finanziaria ed economica mondiale, potrebbe non dico interrompere ma limitare l'impegno verso la sostenibilità ambientale.
Un esempio già lo abbiamo avuto con la riduzione delle risorse green in quel benedetto recovery fund. Ma gli altissimi costi dei cambiamenti climatici permetteranno ancora di abbassare la gurdia sull'Agenda Onu degli obiettivi climatici del 2030?
Quindi tutto ok? Finanza sostenibile a gogo?
Calma e gesso!
Questa è gente che investe o disinvesto non certo perché ha i figli o i nipoti green o perché sentono di avere una coscienza. A quella ci credo poco. Credo molto di più al loro interesse “pecunioso”.
E quindi torniamo sempre lì: come fidarsi della finanza sostenibile e capire se è tale?
Bè, ecco pronto il bollino verde per i fondi e gli Etf (piani di accumulo) a norma UE: l’Ecolabel.
Una certificazione sui base volontaria da parte dei fondi green. Vedremo più avanti i criteri di assegnazione del bollino.
Poi si tratterà di capire quanto anche i piccoli risparmiatori riterranno di investire nei piani di accumulo basati su business sostenibili e quale saranno i rendimenti a confronto con quelli degli investimenti in business più tradizionali.
Perché come diceva il mio bisnonno un bollino verde (allora era quello dell'Austria Felix non certo Ue) non fa primavera. That's It!
Disclaimer o se preferite un mio NB.
Riprendendo contenuti dalle fonti ricorrenti ed autorevoli che da tempo fanno parte del mio corposo portafoglio delle risorse, mi sento libero di dare una mia interpretazione alla notizia o informazione selezionata - anche nella traduzione se da fonte straniera - nel rispetto dello spirito degli autori e della fedeltà delle citazioni sempre virgolettate.
Altrimenti che ci starei a fare io con il mio sito? Solo per riportare quello che pensano gli esperti? La mia passione - utile anche per il mio lavoro di consulenze strategiche - è di selezionare ed offrirvi contenuti di qualità districandomi "manualmente" nell'enorme mole di informazioni che gestisco quotidianamente. E così cerco di dare il mio valore aggiunto nei commenti e nelle riflessioni che condivido con voi secondo la sensibilità e la cultura maturate in molti anni di direzione d'impresa.