Rethinking Italy
Se tutto questo é il risultato degli sconquassi creati dal pensiero e dall'agire che governano Economia e Umanità, come potremo pensare di risollevarci se non penseremo ed agiremo diversamente da subito?

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Il racconto di imprenditori e le loro aziende, territori, persone che ricominciano affrontando un mondo nuovo e diverso in cui stanno avvenendo cambiamenti epocali, o meglio vere e proprie mutazioni.
Ripensandoci per un riprenderci diverso e migliore. Con ottimismo, speranza, e fiducia.. nonostante tutte le difficoltà.
Consapevoli che niente sarà più come prima, niente potrà e forse nemmeno dovrà essere più come prima.
Perché ci piaccia o meno se non cambieremo noi sarà il cambiamento a costringerci a farlo.
Iniziamo ora ad immaginare ed agire per una Ripresa diversa in un'Italia che vogliamo diversa.
Progettiamo il Cambiamento: una nuova Civiltà del Lavoro e dell'Impresa, dell'Economia e della Finanza, della Cosa Pubblica, del Cittadino con i suoi diritti e doveri.
Per un'Italia migliore..un'Italia più bella. That's it!
Storie
Post Corona Virus
Rethinking Italy
O adesso..o mai più
@deliopicciani
segue ed aderisce a #FutureOfItaly
Mentre inseguiamo i racconti dei Nostradamus del nostro tempo che si affannano in incerte profezie, il quotidiano ci racconta una realtà che insieme ad una emergenza sanitaria con cui convivremo a lungo, sta rivelando ogni giorno di più la nostra emergenza economica.
Il racconto di imprenditori e le loro aziende, enti e territori, persone che ricominciano affrontando un mondo nuovo e diverso in cui stanno avvenendo cambiamenti epocali, forse vere e proprie inattese mutazioni.
Cerco e narro le Storie di chi segue la strada del cambiamento delle strategie e dei sistemi che governano ed influenzano economia e finanza, imprese, professioni, territori, società e persone nella ripensante "Nuova Era della Trasformazione Digitale"
La narrazione del Cambiamento: news, studi, ricerche ed approfondimenti da fonti autorevoli su
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#postcoronavirus - #RethinkingItaly
Countdown lokdown: “ 'Anno da passà nuttate assai "

Io sono sempre stato europeista convinto. Ma non sino al punto di accettare in toto le lezioni impartiteci da chi infrange le regole comuni europee quando fa loro comodo. Non da chi a suo tempo ha ricevuto aiuti consistenti dall'Europa. Non da chi é di fatto un paradiso fiscale dentro la Ue.
Se per fanatica e psicotica ossessione del credo finanziario pubblico teutonico noi dobbiamo metterci la corda al collo per pagare i nostri indubbi errori, tanto vale dire no. Perché a quel punto non avremmo proprio più niente da perdere!
Ma sono altrettanto conscio che per dire no all'Europa Teutonica, per essere più forti e credibili nella nostra minaccia, per imporre il cambiamento delle regole, dobbiamo dimostrare di saper costruire un'Italia migliore e più sana con riforme importanti, debito più sostenibile, giustizia sociale nei sacrifici che ci attendono.
Se é vero che gli amici tedeschi ci vogliono aiutare perché é anche nel loro interesse, non illudiamoci di poter sfuggire all'aiuto condizionato anche se noi ne siamo allergici.
Dobbiamo adottare una strategia improntata alla massima durezza per ottenere condizioni meno pesanti possibili.
Il coronavirus é una tragedia. Facciamo il possibile affinché non lo sia anche il nostro post coronavirus!
That's it!
Update: la von der Leyen si scusa con l'Italia per la seconda volta. Nel frattempo prosegue la discussione su Mes e Coronabond mentre le imprese affrontano le ataviche lentezze italiane per ottenere “l'ossigeno liquidità..“
dal servizio della Deutsche Welle
"Es stimmt, dass viele nicht rechtzeitig da waren, als Italien zu Beginn Hilfe brauchte. Und es ist richtig, dass Europa sich dafür aus ganzem Herzen entschuldigt"
Nel suo discorso davanti ad un Parlamento Europeo virtuale Ursula von der Leyen ha ammesso che l'UE non era preparata per la pandemia.
Soprattutto, gli Stati membri avrebbero lasciata solo l'Italia: "È vero che molti non erano lì in tempo quando l'Italia aveva bisogno di aiuto all'inizio. Ed è giusto che l'Europa si scusi di tutto cuore per questo".
Una chiacchierata fra Eugenio Scalfari e Romano Prodi del 2015..e salta fuori la parola ricatto a Bce ed Europa
Se il Governo Italiano é abile, è una forza. Perché lo ricatti, gli dici attento che....[riferito all'allora controparte].
Quello che quei due simpaticoni di Romano Prodi ed Eugenio Scalfari - per qualcuno vecchi tromboni - si dicono ben 5 anni fa in una intervista, mi ha suggerito una pessima possibile forzatura nei confronti dell'Europa: senza precedenti, indubbiamente azzardata. Sia chiaro: ad insaputa dei due.
Scalfari: « Se il sistema bancario europeo andasse a monte, se il debito pubblico italiano andasse a monte, salta il sistema bancario mondiale, perché tutte le banche hanno titoli italiani o titoli di banche che hanno titoli italiani; quindi se saltano i titoli e i derivati dei titoli italiani succede l'ira di Dio. Il che se da un lato é una debolezza, dall'altro, se il Governo Italiano é abile, è una forza. Perché lo ricatti, gli dici attento che....» - Prodi lo interrompe ed inizia la risposta non contestandogli affatto il realismo di tale pesantissima ipotesi, ma : «proprio per quello che dici...» ecc.
Quello che quei due simpaticoni - vecchi tromboni per qualcuno - di Romano Prodi ed Eugenio Scalfari si dicono ben 5 anni fa in una intervista, mi ha suggerito una pessima idea forse, ma realizzabile: una forzatura verso l'Europa e la Bce
Ma sarebbe una minaccia ancora potenzialmente attuale?
Sarebbe un'iniziativa possibile e credibile minacciare di far implodere l'Europa ora come ora? E ancora, abbiamo il reale potenziale per scatenare una definitiva crisi dell'Europa?
Non sono né un futurologo né un economista, sia chiaro. Quindi la risposta é: Non lo so.
Ma tre cose le azzardo.
- Presto non avremo più niente da perdere: potremmo divenire peggio della Grecia ai tempi della Troika
- La nostra allergia ad accettare aiuti condizionati non ci permetterà - sempre che sia possibile e credibile - “semplicemente“ di minacciare l'innesco della disintegrazione della Ue, attendendoci in risposta regali. Nè vedo molto praticabile un autoctono italico fai da te finanziario
- Vuoi per necessità vuoi perché abbiamo una grande ed unica occasione, credo che dovremmo imporci noi riforme serie, condivise, giuste.
Per un'Italia migliore. Per ottenere gli aiuti necessari con le minori condizioni capestro possibili
Pochi dubbi sulle intenzioni dei Paesi Teutonici d'Europa: per noi un post coronavirus di lacrime, sangue e fame evocato da un'angelica avatar
Al vertice dei 27 di qualche giorno fa quasi saltato per aria, l'avatar dell'Angelica incombeva spettrale. Un nuovo stile di comunicazione. Non so se per evitare di mostrare un volto tirato per la quarantena o per precisa scelta evocativa e minacciosa. Propendo che i suoi esperti di Design della Comunicazione Teutonica le abbiano suggerito la seconda ipotesi.
Le davano man forte, fra gli altri, le biciclette olandesi - sì, quelle del paradiso fiscale europeo che ci dà lezioni - e gli ex governanti austriaci del mio bisnonno, kaiserjäger trentino, morto inutilmente in guerra per la gloria dell'Impero Austro-Ungarico cui apparteneva pur parlando italiano.
Un Conte insolitamente duro insieme al collega spagnolo. Macron inaspettatamente diventa nostro alleato e ci spalleggia.
Ognuno di questi leader come tutti quelli dei due blocchi Nord-Sud che devono fare i conti con la propria classe politica e le rispettive opinioni pubbliche. Questo non dobbiamo dimenticarlo quando ci viene voglia di linciaggi morali e pretese assurde.
Comunque va a finire che i 27 rinviano la discussione.
L'euro e la Ue oggi più a rischio di sfaldamento. I Paesi più deboli come l'Italia?
Come ho letto da qualche commento: «Italy too big to fail, too big to save». Ma anche, come ha sorprendentemente detto Macron..

Il Mes serve per choc asimmetrici su singoli Paesi. Questa pandemia è uno choc simmetrico: ci riguarda tutti».
Quindi una velata minaccia anche ai Paesi che vantano conti in ordine e non vogliono pagare per noi. Posizioni comprensibili per certi aspetti. Eppure qualcuno di loro ha barato con le regole europee e la politica europea, aggirando le prime, beneficiandone della seconda.
Perché minacciare seriamente il Blocco del Nord capeggiato dai Kaiser di Berlino potrebbe pagare?

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- Prima di tutto perché possono essere travolti anche loro se noi improvvisamente abbracciamo tutti le tesi di quanti hanno sempre detto «fuori dall'Euro e fuori dall'Europa“ e facciamo capire che non stiamo scherzando (non si minaccia a vuoto perché dall'altra parte si può pensare che il minacciante non é disposto veramente ad andare sino in fondo);
- Quando fa comodo a loro, le regole le infrangono. La Germania in particolare poi in passato é stata soccorsa proprio dall'Europa;
- Noi abbiamo bisogno di ricevere aiuti sostanziasi ma con condizioni accettabili, non possiamo perdere la nostra sovranità costituzionale, non possiamo rischiare di mettere alla fame intere nostre categorie di fasce deboli prima, di partite Iva e piccole imprese poi;
- Non possiamo permettere di farci spolpare ulteriormente da investitori ed imprese estere svendendo i nostri pezzi migliori che ancora ci restano: beni produttivi, beni storici, pezzi del nostro calcio, beni primari come sorgenti dell'acqua vedi al Sud, telecomunicazioni, fashion..;
- Non possiamo permetterci un post coronavirus in cui l'Italia piomba non solo in una ancor più marcate recessione, ma in una vera e propria depressione;
- Noi vogliamo superare la crisi e per farlo l'unica speranza é mantenere ed accrescere l'ottimismo, contro tutti e contro tutto (chiedere lumi sui meccanismi inconsci a psicanalisti e psicologi, bitte!).
- Condizioni capestro - indipendendentemente da Mes o non Mes del caso o da Eurobonds o meno, meccanismi non adatti e sufficienti ai periodi virus bellici come l'attuale, ci tolgono tutto. Ad iniziare dalla speranza e quindi la perdita dell'ottimismo ad oltranza che ci serve per non cadere.
- Perché non il catastrofismo ma il guardare semplicemente in faccia la realtà ci racconta già il possibile scenario da post coronavirus in cui non solo le fasce più povere ma anche i resti maciullati della media borghesia - partite Iva e piccole imprese comprese - potrebbero non sapere come mettere insieme il pranzo con la cena. Sarebbe la rivolta delle piazze, l'assalto organizzato ai negozi e supermercati, l'aumento delle rapine, lo svuotamento dei conti correnti.
- Le avvisaglie già ci sono: il lavoro sommerso del Sud non trova più sbocco, le organizzazioni mafiose grondanti di liquidità pronte ad operazioni di reclutamento su vasta scala. I Servizi hanno avvisato!
Un bravissimo storico come Alessandro Barbero ci dice che la storia non ci aiuta a prevedere il futuro anche perché noi non siamo capaci di imparare dal passato... quindi c'è un punto di rottura, di non ritorno in cui tutto può accadere.

Quando la curva dell’emergenza sanitaria in discesa incrocerà la curva dell’emergenza sociale in salita, a quell’incrocio potrebbe verificarsi la rottura del sistema
Dal Corriere della Sera del 28 marzo 2020. Ultima relazione del Copasir
Ma che cavolo dici Delio? Ma chi vuoi che minacciamo in Europa?
Effetti da reclusione causa coronavirus eh?
Forse come tutti noi anch'io male sopporto questa reclusione forzata, ma indispensabile a quanto pare. Ma sono anni che studio molto, anche l'economia. E lo farò sinché campo lucido.
Ed attualmente credo di essere abbastanza lucido, anche se non sono un economista. Perché come dice il motto che non ho purtroppo inventato io..

Se non ti occupi di economia, l'economia si occuperà di te
Fonte ispiratrice: Canale Youtube What's Up Economy
Ed ho imparato moltissimo lavorando, vivendo e conoscendo le persone in giro per l'Europa.
Ma la situazione economica e quella delle nostre finanze che si sta preparando per la mia e nostra Italia - anche a causa dell'UE - é un fatto che trovo inaccettabile.
Sia chiaro. Noi italiani non possiamo sfuggire alle nostre gravi responsabilità. Ma ne abbiamo solo noi?
Abbiamo una responsabilità collettiva poco disgiungibile da quella della nostra classe politica. Tentare di aggrapparci alla presa di distanza é un comodo alibi.
Abbiamo anche una responsabilità personale con cui noi italiani facciamo fatica a fare i conti.
Il nostro malcostume nazionale ha pesato in maniera decisiva sulla nostra economia: corruzione diffusa, enclavi burocratiche inamovibili, politici sempiterni, economia sommersa di cui una fetta consistente prodotta dalle mafie..
È nostra responsabilità esserci messi da soli la corda al collo lasciando crescere a dismisura il nostro debito pubblico ad iniziare dagli anni '70.
Fra gli altri sappiamo che ci mise il suo solito zampone - se non altro per il record di 5 presidenze del Governo con il deficit in salita - il buon e forse non troppo politicamente compianto zio Giulio. Ma lui in ogni caso era in buona compagnia.
Ma nonostante le nostre colpe non meritiamo di essere spolpati vivi come non meritavano i nostri sfortunati amici Greci, eppure anche loro avevano le loro gravi colpe.
E non é più nostro interesse mantenere l'assetto attuale delle Europe Nordiche, delle Angele dell'ultimo summit europeo in una disastrosa teleconferenza e delle Cristine la Guardia stile prima ora di qualche giorno fa.
Detto questo vi rispondo che un titolo più appropriato anche ai fini del clickbait sarebbe stato: «Ricattiamo i Barbari del Nord Europa».
Non lo ho usato perché spero tanto in un cambio di rotta generale, soprattutto dagli amici tedeschi. Le recentissime aperture dei Verdi che stanno nel governo aprono forse scenari nuovi.
Le lezioni dei cattivi maestri e la loro cattiva memoria. Germania

“A emergenza ancora in corso, si va profilando il dilemma europeo: l’euro, e l’Ue con esso, sopravvivrà nella misura in cui i “creditori” (Germania in testa) acconsentiranno a salvare i “debitori” (Italia su tutti)“...“La Germania rinuncia al pareggio di bilancio. Noi non Illudiamoci“. Limesonline
La ripresa post-bellica della Germania alla fine della Seconda Guerra? Non sarebbe avvenuta senza aiuti dall'Europa
Dai dolorosissimi, tragici ricordi di due guerre mondiali scatenate nel giro di 25 anni (1914-1939) dalla Germania stessa e nonostante i conseguenti timori per la rinascita di un pericoloso Panzer Europeo, dopo sei mesi di difficili trattative nasce nel 1953 un accordo sui debiti di guerra tedeschi.
Ce lo ricorda Il Fatto Quotidiano con il libro Se l’Europa fallisce? dell'ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer che ricorda la cattiva memoria di Angelica e del Paese nei confronti della generosa Europa (sì ok, c'era pure un interesse generale economico e geopolitico): la conferenza di Londra ebbe come pur sofferto risultato quello di "condonare" 15 miliardi di marchi ed il resto da restituire in trent'anni. E a detta stessa di Fischer “Senza quel regalo non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati. La Germania non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico”. E non manca un elogio a Mario Draghi, che seppe tener testa a Berlino perché “il più grande pericolo per l’Europa attualmente è la Germania”.
Riunificazione della Germania, cade il Muro di Berlino: la Germania é stata supportata politicamente e finanziariamente dall'Europa.
Furono infrante regole europee per accogliere i cinque nuovi Länder in quanto “caso specifico“ come ebbe a dire Jacques Delors. E la Germania ricevette aiuti finanziari per la rifondazione produttiva della parte ex orientale: tre miliardi di ecu, l'unità di conto prima dell'euro.
Il grande trucco del KFW, l'equivalente della nostra Cassa Depositi e Prestiti
La Germania ha aggirato le regole Ue per far saltar fuori miliardi pubblici per la loro ripresa: "Kreditanstalt fur Wiederaufbau (Kfw), la Banca di credito per la ricostruzione nata nel 1948 per gestire i fondi del Piano Marshall. Un istituto pubblico il cui capitale è detenuto per l’80% dal governo federale e per il 20% dai Länder, e che in sede di negoziati per la creazione dell’Unione bancaria europea (figlia della crisi del 2008) è stato esentato dai requisiti di capitale previsti dall’Unione stessa, su pressione del governo tedesco".
Un piccolo accenno alle biciclette olandesi
E poi gli olandesi che insieme all'Angelica vogliono ci siano imposte condizioni greche.
E allora noi dovremmo andare a forare tutte le gomme delle loro biciclette per avvertirli che non tolleriamo più il loro paradiso fiscale di fatto.
Sono fortunati che ce lo impedisca il decreto claustrale di Conte .
Eppure in Germania accade anche questo: abbiamo anche “Crucchi amici“..dal quotidiano Bild, il più letto dai tedeschi.
Was kann ich sagen deutsche Freunden? Grazie!
Qualche giornale italiano ha scritto di finta solidarietà della stampa tedesca, di frasi ad effetto ed ipocrite, e poi di luoghi comuni sull'Italia.
Può darsi.
In questo articolo chi legge vedrà da solo che tratto duramente il Governo della Angelica, quindi non credo di poter essere tacciato di esterofilia germanica.
Ma io ho lavorato, frequentato e vissuto in Germania per grande parte della mia vita professionale e conosco il mondo tedesco. Non va mai bene generalizzare e quando parlo di crucchi, lo faccio con affetto diciamo disincantato. Ho studiato approfonditamente la loro storia, compresi gli orrori del nazismo e del loro militarismo prussiano che pervase tutti gli strati sociali e che scatenò orrore, morte e distruzione in Europa.
Ma la Germania é grande e conta oltre 80 milioni di cittadini. Molti di loro vi posso assicurare che amano l'Italia: sono la fetta forse più importante del nostro turismo straniero. E sono ben disposti nel fornirci aiuti.
Certo, temono molto il nostro costume nazionale e non sono contenti di essere chiamati in causa non sapendo bene come useremo le risorse. Ma loro stanno salvando la loro Economia con interventi straordinari, persino sostegni a fondo perduto alle loro imprese. Noi non possiamo tanto. È colpa loro?!?
Solo l'estremo stato di necessità del nostro Bel Paese mi spinge a dire che non abbiamo quasi più nulla da perdere e dobbiamo minacciare di mandare a quarantotto loro e l'Europa se non ci aiutano. Ma va compreso se ci vogliono imporre condizioni.
Noi dobbiamo combattere per avere le migliori possibili.
È il prezzo che dobbiamo pagare per i nostri difetti nazionali mai risolti.
E purtroppo il coronavirus é venuto a svegliarci. E spero tanto che nel tempo auspicato del post corona virus sapremo trarne lezioni da non dimenticare.
Mettendoci al lavoro per un'Italia migliore.
That's it!
Il coronavirus é una malaugurata opportunità per costruire un'Italia migliore. Possibile un accordo europeo win-win?
Non so se il nostro Governo sarà in grado di fare la voce durissima facendola apparire credibile. Conte nell'ultimo disastroso Summit europeo ci ha provato ma sappiamo che siamo mutevoli.
Forse potrebbe farlo anticipando le dure critiche che ci pioverebbero addosso con il lungo elenco delle solite accuse del nostro fare all'italiana. Come mi sono già espresso all'inizio, credo che dovremmo prospettare un impegno serio per costruire un'Italia migliore con riforme importanti, adeguate, eque ed improntate a maggiore giustizia sociale
Il gioco magico e fantastico sarebbe che dalle posizioni estreme in cui ci porremmo con i Paesi Europei del Nord Germania in testa, alla fine uscisse un accordo win - win. Sì da chetare le rispettive opinioni pubbliche interne. Già, ma come?
Sulle riforme serie da tempo il dibattito é ampio. Ritengo che qualsiasi sia la strada esse devono avvenire con due indispensabili requisiti:
- Massima condivisione possibile da parte di tutte le forze politiche.
Le riforme serie ed importanti non possono essere fatte da una parte soltanto del Parlamento. Quindi tantomeno a colpi di maggioranza.
Non nell'Apolicasse dietro l'angolo che ci attende nel tempo del post coronavirus.
Saremmo capaci ad esempio di mettere insieme un Governo di emergenza nazionale per affrontare l'inevitabile crisi economica e finanziaria già all'opera?
Sarebbe l'unica opzione possibile per mettere mano a quelle faccende tutte italiane mai risolte. Perché tutti i partiti sarebbero egualmente colpevoli nei confronti dei loro elettori e delle loro lobby e tutti i partiti sarebbero quindi innocenti; - Debito Pubblico Italiano.
Non sono affatto sicuro di capire dove si vanno a trovare tutte le risorse finanziarie necessario per mettere in atto il manuale di pronto soccorso post coronavirus di Mario Draghi, così considero il suo intervento recente sul Financial Times.
Il suo manuale prevede una grossa espansione del debito pubblico, propria degli Stati che devono finanziare una guerra. E questa é una guerra : quella del post coronavirus scatenata dall'agente virale.
Ma come se la caverà la nostra Italia con un debito pubblico ulteriormente dilatato? Siamo sicuri che potremo rifiutare aiuti condizionati?
Ecco, il secondo requisito é tutto qui: saper rispondere a queste due domande.
Io non so rispondere. Voi avete risposte? Come sempre al termine trovate la sezione commenti che attende i vostri pensieri.
Perché Mario Draghi scrive un suo commento sul Financial Times al tempo del coronavirus finanziario?!?

Forse si prepara a discendere in Italia ed in tal caso dovremmo dargli fiducia? In questo momento come cittadino italiano rispetto il Governo anche se posso non condividerne aspetti diversi. Ma la discesa in campo di Draghi - non so in che ruolo anche se le voci corrono - potrebbe ridare fiducia agli italiani.
Fiducia sì, quella indispensabile per la #ripresa nel tempo speriamo vicino - ma la vede molto dura - del post coronavirus. La nostra Politica sembra che stia maturando una presa d'atto della necessità di avere Draghi in qualche ruolo importante. Sembra. Vediamo.
Le azioni che Mario Draghi prevede possibili - ed io lo credo - sono forse le uniche praticabili, ma sempre di aumento di debito pubblico si tratta. Di molto debito pubblico.
Teniamolo ben presente perché i regali sono assai improbabili. E persino l'ipotesi dell'ormai famoso helicopter money ha dei precedenti con delle controindicazioni già sperimentate.
Il manuale di pronto soccorso post coronavirus di Draghi, ovvero il Manifesto di Mario
Siamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo mobilitarci di conseguenza
Livelli più elevati di debito pubblico diventeranno una caratteristica economica e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato
[Titolo originale del commento di Mario Draghi sul Financial Times ]
Per certi versi il commento di Draghi é sorprendente ed illuminante. Il messaggio forte che ne esce é che Stati e Governi devono muoversi con velocità verso l'economia reale, verso i cittadini, verso le imprese: in maniera assoluta ed indifferibile.
«Mentre molti affrontano una perdita di vite umane, molti altri affrontano una perdita di sostentamento».
«Le aziende affrontano una perdita di reddito nell'intera economia. Molti stanno già ridimensionando e licenziando i lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile».
Il rischio enorme per Mario Draghi é quello della depressione, uno stato dell'economia e della società che non é “semplice“ recessione: «La sfida che affrontiamo è come agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una depressione prolungata, resa più profonda da una pletora di valori predefiniti che lasciano danni irreversibili.
Un pragmatico Draghi si contrappone ancora una volta ai dogmi storici teutonici, quando afferma «È già chiaro che la risposta deve comportare un aumento significativo del debito pubblico».
E ancora: «La perdita di reddito sostenuta dal settore privato - e qualsiasi debito accumulato per colmare il divario - deve alla fine essere assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici. È il ruolo corretto dello stato distribuire il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l'economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire».
E ci ricorda che i precedenti ci sono perché gli Stati hanno finanziato sempre le loro guerre con aumenti del debito pubblico. Come a dire che il coronavirus é uno stato di guerra: diversa dalle guerre fin qui conosciute, ma con scenari simili sotto il profilo economico e finanziario.
Poi evidenzia tre punti chiave fondamentali su come affrontare il momento attuale:
- Fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro;
- Un immediato sostegno di liquidità alle imprese per proteggere l'occupazione e la capacità produttiva «siano esse grandi aziende o ancora di più piccole e medie imprese e imprenditori autonomi».
- Mobilitazione completa dei sistemi finanziari pubblici, mercati obbligazionari, sistemi bancari, i sistemi postali statali: subito e senza ritardi burocratici. Le banche in particolare «possono creare denaro istantaneamente consentendo scoperti di conto corrente o aprendo linee di credito, prestare rapidamente fondi a costo zero alle società disposte a salvare posti di lavoro”. E niente ostacoli dalle regole bancarie.
E via via che si addentra nelle iniziative pratiche, chiare, decise, capiamo che Draghi sta fornendo all'Europa un vero e proprio manuale d'uso contro la crisi post coronavirus. È già stato battezzato il Manifesto Draghi. Si legge fra il resto:
- I governi devono fornire garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti
- Soluzioni affinché le aziende possano attingere alla liquidità, sino al punto di ipotizzare che «Se l'epidemia di virus e i blocchi associati dovessero durare, potrebbero realisticamente rimanere in attività solo se il debito raccolto per mantenere le persone impiegate in quel periodo fosse infine cancellato».
E nella sua analisi non tralascia di ricordarci che «visti i livelli attuali e probabili futuri dei tassi di interesse, un tale aumento del debito pubblico non aumenterà i suoi costi di servizio. Per alcuni aspetti, l'Europa è ben equipaggiata per affrontare questo straordinario shock. Ha una struttura finanziaria granulare in grado di incanalare i fondi verso ogni parte dell'economia che ne ha bisogno. Ha un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta politica rapida».
Ma insiste ancora una volta sul fattore tempo per gli interventi: «La velocità è assolutamente essenziale per l'efficacia».
E non manca un ammonimento finale perché «Di fronte a circostanze impreviste, un cambiamento di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che stiamo affrontando non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di nessuno di coloro che ne soffrono. Il costo dell'esitazione può essere irreversibile».
E ricorda l'ammonimento che viene dalla storia citando le sofferenze degli europei negli anni '20.
Chiude con tre antidoti per contrastare il deterioramento dei bilanci privati
- Dispiegare i bilanci pubblici come suggerito tempestivamente
- Mobilitare le banche
- In quanto europei, sostenersi a vicenda nel perseguimento di una causa che é evidentemente comune.
Quello di Draghi é da considerarsi quasi un manifesto per la ripresa ora e subito per un post coronavirus “meno peggiore“.
Cinque domande a Mario Draghi
Caro Draghi. Se é vero come é vero che se “non ti occupi di economia, l'economia si occuperà di te“ (fantastica questa ma non é mia purtroppo) allora é lecito porle qualche quesito anche da parte di chi come me é un divulgatore approssimativo informato.
Dunque. lI suo manuale di pronto soccorso post coronavirus pubblicato sul Financial Times è, oserei dire, rivoluzionario. Lo richiedono i tempi.
Ed arriva proprio nel momento in cui impazza la discussione - soprattutto in Italia - su Mes ed Eurobond.
- Lei nel suo intervento non cita mai espressamente questi strumenti tanto discussi. Qualche commentatore ritiene che ci siano riferimenti impliciti qua e là, ma non appare chiaro a rileggere. A me pare invece che andando per logica, di implicito ci sia solo il ruolo fondamentale della Bce. Potrebbero darci lumi al riguardo?
- Lei non cita i possibili provvedimenti fiscali di accompagnamento alle politiche finanziarie, in particolare l'immissione di liquidità nel Sistema. Anche trovando gli strumenti per invadere di liquidità il Sistema, come sarà usata - se poi lo sarà - in assenza di adatte politiche fiscali che stimolino consumi e vera ripresa?
- Tutti i provvedimenti che lei cita - lo mette in chiaro non c'é dubbio - porteranno ad una situazione duratura di aumenti consistenti di debito pubblico. Come in tempi di guerra. Ma l'Italia che batte tutti in quanto a debito avrà la forza di reggerne un consistente aumento? E quali politiche pensa adotterà l'Italia nell'uso delle risorse finanziarie aggiuntive?
- Parlando di mobilitazione generale ed interventi del sistema finanziario, lei ha citato il ruolo delle banche, del mercato obbligazionario, del risparmio postale. Non ha fatto cenno all'enorme liquidità ferma sui conti correnti e come provare a promuoverne l'impiego, ad esempio con maggiori agevolazioni fiscali.
Né cenni sul ruolo possibile di capital venture e private equity in questa crisi; ad esempio se e come queste forme di impiego di capitale di rischio nelle imprese siano da promuovere maggiormente con nuovi provvedimenti di agevolazioni fiscali.
Parimenti se tali capitali di rischio possano e debbano trovare maggiore sbocco e facilitazioni nel loro uso intensivo nell'economia reale con formule Pubblico-Privato. Formule che peraltro già sono realtà e che in casi diversi si sostituiscono più proficuamente e con maggiore efficienza ai tradizionali contributi pubblici, con potenziali migliori performance aziendali . - Il Gruppo Europeo Nordico come leggerà il commento dell'uomo che come qualcuno mormora probabilmente salvò l'Europa dai Kaiser di Berlino?
Sovranismo finanziario, chi é costui?
Si direbbe che dal coronavirus giunga quasi un inaspettato endorsement

Si direbbe che dal coronavirus giunga quasi un inaspettato endorsement
Ci sono economisti, esperti, giuristi, costituzionalisti, opinionisti (più o meno preparati per esserlo) che invece parlano apertamente della necessità di quello che io traduco come sovranismo finanziario nazionale e a loro parere secondo i principi della nostra Costituzione, con il diritto-dovere di cancellare parte del debito pubblico in quanto creato con la speculazione finanziaria. E sostengono la possibilità/necessità dello Stato di stampare moneta, di nazionalizzare i beni primari come l'energia ma non solo.
Intervengono persino vice presidenti emeriti della Corte Costituzionale come Paolo Maddalena che ha lanciato una petizione sul sito da lui promosso “attuare la costituzione“ per il ripristino delle regole costituzionali che a suo parere sono state infrante. Ha fissato questo post (al momento in cui pubblico) sul suo profilo Twitter : «Dobbiamo uscire dal sistema economico predatorio neoliberista per ricostituire l'Italia».
Io non vi nascondo che ho molte perplessità circa queste posizioni improntate in qualche modo allo spirito keynesiano, forse tirato in ballo troppo spesso ed impropriamente da chi non ha studiato Keynes.
Anche perché esse partono talvolta da un unico assunto anti-Sistema: la politica, i governanti, la grande finanza ecc.. Insomma tutta colpa del Sistema, dimenticando di citare fra le cause del malessere sociale italiano i disservizi, la mala spesa, le mafie, la burocrazia, la corruzione, il clientelismo, l'abnorme debito pubblico ecc.
Il nostro costume nazionale insomma, non solo nostro sia chiaro ma ciò non credo possa consolare. Quello che ci ha portati vicini al punto di rottura, fagocitato dal coronavirus.
E si badi bene che io peraltro sto iniziando ad approfondirne le loro teorie, non sia mai che abbiano buone ragioni.
Chissà cosa ne pensate voi! Attendo i vostri commenti.
Il tempo del Post Coronavirus. #Che fare?

#postcoronavirus : che fare?#LiquiditàImprese: che fare?
#PartiteIva: che fare?
#debitopubblico: che fare?
#finanzaeu: che fare?
#branditalia: che fare?
#sistemaitalia: che fare?
#BurocraziaItalia: che fare?
#corruzione: che fare?
#sanità: che fare
#ripresa: raccontarla.
progetto di comunicazione e storytelling di come ripartiamo, proposto da Matteo Flora