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Private equity e venture capital nell’economia reale contro la stagnazione

Finanziare l'economia reale e le imprese che non possono accedere ai mercati quotati. Il mercato privato si sta sostituendo alle banche divenute riottose?

Delio Picciani · Data di pubblicazione: 25 Novembre 2019 · Ultimo aggiornamento: 3 Luglio 2020 Economia e Sviluppo SostenibilePrivate Equity-Venture Capital

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SOMMARIO
Perché le strategie d’investimento finanziario si stanno in parte spostando verso l’economia reale
Economia reale versus economia finanziaria
Ruolo illiquidi nell’economia realeOvvero le risposte del private equity alle domande insoddisfatte delle imprese
Market size di chi opera, ovvero segnali di crescita del private equity in Italia
Gli impieghi nelle Pmi visti dalla parte degli investitori
Il sostegno pubblico nel private equity e venture capital ha quindi senso?
Driver di crescita degli illiquidi
Se lo Stato imprenditore non funziona può funzionare però la collaborazione Pubblico-Privato

Perché le strategie d’investimento finanziario si stanno in parte spostando verso l’economia reale

estratto da una pubblicazione di azimutliberaimpresa.it , qui corredata da miei commenti)

Da tempo gli investimenti finanziari si stanno muovendo su tassi ai minimi storici e la situazione tende a perdurare. Circa 15mila miliardi di dollari é il valore di obbligazioni con rendimenti negativi. In Europa il fenomeno dei rendimenti negativi é accentuato. Frutto della politica delle banche centrali verso i tassi bassi per reagire alla crisi del 2007-2008.

Il rendimento della liquidità sui conti correnti non solo é prossima allo zero ma nel 2020 potrebbe essere negativo, vedi gli annunci di Unicredit su una sorta di sua tassa bancaria - così mi viene spontaneo definirla - applicata ai clienti di conto corrente per importi giacenti superiori ai 100mila euro e che potrebbero essere seguiti da altri gruppi bancari. Ovvio che in tale situazione gli investitori puntino a diversificare per ricercare migliori rendimenti.

E la strada é quella degli investimenti alternativi, anche nelle Pmi, attraverso il Private Equity, il Venture Capital ed il Private Debt. Ora, non vi é dubbio che la finanza alternativa al sistema bancario sta crescendo molto - lo afferma uno studio di Deloitte « Deloitte Alternative Deal Tracker ». Questo sta avvenendo un pò in tutto Europa ma in Italia in particolare (+ 22% rispetto all’anno passato come si evince dallo studio).  Così come in Italia crescono molto crowdfunding ed emissioni di mini-bond.

Economia reale versus economia finanziaria

L'economia reale é quella della produzione e distribuzione di beni e servizi con l'insieme di attività operative d'impresa: quindi proprietà fisiche quali gli immobili strumentali con i terreni, le merci, gli impianti ecc. È, se vogliamo, la parte forse più vicina alla vita reale che noi viviamo tutti i giorni.

L'economia finanziaria é decisamente in contrapposizione all'economia reale, anche se la incrocia: ad esempio negli aspetti di investimento, debito ect.
Per la maggior parte di noi comuni mortali é fatta di "cose" immateriali che ieri si muovevano con tanti pezzi di carta che giravano ed erano scambiati vorticosamente nel mondo chiuso della finanza e che oggi girano ancor più velocemente perché quella carta é stata trasformata da tanti 1 e 0 digitali. 

Un mondo riservato quindi agli investitori istituzionali circondati da uno stuolo di intermediari satelliti fra cui le banche. È il mondo dei mercati quotati, presso cui le imprese di una certa dimensione possono accedere sbarcando sui mercati borsistici per finanziare le proprie attività  con titoli diversi come azioni, obbligazioni, derivati, ecc. 

Le piccole e medie imprese non quotate non hanno accesso diretto a questi mercati dove le soglie minime di ingresso sono molto elevate, né sono - od erano - prese in considerazione dagli investitori istituzionali. Le Pmi devono quindi servirsi di altri strumenti se vogliono finanziarsi e, come abbiamo già rilevato, le banche non sono più - o non sono solo - gli attori cui esse sono costrette a rivolgersi. Troppo spesso con esito negativo o con molte difficoltà nell'ottenere finanziamenti.

Da un pò di tempo le cose stanno cambiando ed il mercato privato punta a nuove forme di finanza adatta alle Pmi, consentendo loro di aprirsi al capitale di investitori od ottenerne prestiti come ad esempi quelli obbligazionari, mini-bond ecc. A loro volta gli investitori sono interessati a trovare imprese buone in cui investire, sia perché si attendono remunerazioni sopra la media dei mercati quotati, sia perché hanno la possibilità  di maggior auto-tutela dei propri soldi grazie alle forme diverse di controllo e co-gestione che possono esercitare a fianco e nell'impresa, in quanto azionisti o obbligazionisti privilegiati.

Ecco quindi che lo strumento del capitale di rischio diviene una nuova opportunità di rilancio per la nostra economia stagnante e non solo. La partnership fra capitale di rischio privato e quello dello Stato e le Regioni, consente un maggiore potenziale di intervento sull'economia ed al contempo crea un'interessantissima alternativa ai contributi pubblici, spesso incontrollati, difficili da ottenere, oggetto di possibili aree grigie clientelari. 

Aifi   - l'Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt - «ha compiuto l’analisi di differenti studi realizzati in America, Australia, Europa e, più in particolare, sul mercato inglese, danese e italiano. Attraverso un’analisi ex post effettuata sulle imprese finanziate da capitali privati, gli esperti hanno verificato se e in quale misura, tali realtà abbiano fatto segnare performance economico-finanziarie superiori rispetto a quelle riconducibili ad imprese simili, mai entrate in contatto con il private equity. I risultati raggiunti dimostrano come l’investimento nel capitale di rischio contribuisca sensibilmente allo sviluppo delle imprese, indipen- dentemente dalle caratteristiche operative dei soggetti investitori e del tessuto produttivo sottostante».

Grafico distribuzione investimenti
grafico portafoglio complessivo private capitl

Ruolo illiquidi nell’economia reale
Ovvero le risposte del private equity alle domande insoddisfatte delle imprese

Lo studio di Azimut mette in rilievo alcuni fattori che determinano le grandi opportunità offerte dallo strumento del private equity. Opportunità soprattutto come risposta a problematiche cui l'impresa non trova risposte negli altri strumenti finanziari e o bancari.

  • Riconosciuta capacità di accelerare e sostenere il mutamento dei processi interni alle aziende
  • Crescita dimensionale dell'impresa
  • Facilitatore nei processi di ricambio generazionale, ristrutturazione aziendale, internazionalizzazione, sviluppo tecnologico
  • Start up con elevate prospettive di crescita che non sono in grado di reperire finanziamenti nei circuiti finanziari tradizionali, come l'indebitamento bancario, data la bassa redditività iniziale in fase di avvio e soprattutto la scarsa dotazione di capitale a garanzia dei prestiti.

Ma il private equity viene in aiuto anche delle aziende mature più grandi, presenti sul mercato in maniera consolidata e già dotate di risorse finanziarie proprie. 
È il caso di aziende in espansione nei processi di consolidamento dello sviluppo.

O ancora operazioni di buyout che finanzino il cambio di proprietà che spesso si accompagna anche alla necessità di ricambio degli amministratori. O ancora in caso di successione familiare, o ancora ristrutturazione di aziende in crisi che mantengono prospettive di mercato.

Grafico distribuzione investimenti per trget

Market size di chi opera, ovvero segnali di crescita del private equity in Italia

55%

Crescita della raccolta complessiva (sul mercato e captive) rispetto
al primo semestre 2017

5,5%

Tasso d’interesse medio del private debt dal 2014

Un pò di numeri per comprendere la portata potenziale del cambiamento in atto che offre alle imprese - soprattutto le Pmi - la possibilità di essere finanziate dal private equity nelle loro fasi di start up, crescita e consolidamento.

Private equity e venture capital hanno raccolto 5,03 miliardi di euro (+283% rispetto al 2017), un record storico, con investimenti pari 4,93 miliardi di euro. Se si escludono le operazioni superiori ai 300 milioni di euro e si guarda alle operazioni nelle Pmi anche questo degli investimenti rappresenta un dato record. 

Escludendo l’attività dei soggetti istituzionali, la raccolta degli operatori privati è stata pari a 1,3 miliardi, contro i 453 milioni del primo semestre del 2017.

Ad oggi lo strumento del private debt monitorato dal 2013 ha raggiunto una raccolta di 1,9 miliardi di euro.

Oltre a private equity e private debt dal primo quaderno sulla Finanza Alternativa Osservatori Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano apprendiamo che le PMI italiane hanno totalizzato una raccolta tra il 2017 e il primo semestre del 2018 circa 3,5 miliardi dagli investitori.

grafico evoluzione investimento per dimensione
grafico evoluzione raccolta capitali

Gli impieghi nelle Pmi visti dalla parte degli investitori

«Gli investitori privati possono cercare di cogliere opportunità d’investimento alternative in un contesto finanziario così incerto come quello attuale. Negli ultimi anni è emersa in maniera sempre più evidente la potenzialità degli investimenti in private equity e in private debt per alimentare i rendimenti dei portafogli e arricchire la diversificazione mitigando i rischi, offrendo una bassa correlazione con l’andamento delle asset class tradizionali come azioni e obbligazioni e allargando di conseguenza l’universo investibile da tutti.

Le aziende italiane hanno invece la necessità di reperire risorse finanziarie per crescere ed essere sempre più competitive a livello internazionale in un momento in cui il settore bancario fatica a rispondere alle loro esigenze, a causa di vincoli normativi e patrimoniali sempre più stringenti. Gli imprenditori possono quindi beneficiare dell’accelerazione in corso degli investimenti privati verso l’economia reale, e in particolare verso azioni e obbligazioni non quotate».

Schema economia reale

Il sostegno pubblico nel private equity e venture capital ha quindi senso?

Alcuni dei buoni motivi per rafforzare la presenza del Pubblico insieme al Privato nel finanziamento delle Pmi con capitale di rischio

Driver di crescita degli illiquidi

«Il contesto normativo sempre più favorevole, l’adozione di politiche fiscali espansive, la crescente trasparenza degli asset non quotati e, non certo da ultimo, la decorrelazione del valore dei mercati privati dagli andamenti dei mercati finanziari quotati sono altri motori importanti che stanno alimentando la crescita degli investimenti in asset illiquidi.

In particolare, le variabili che condizionano i ricavi e i valori delle imprese non quotate sono diverse da quelli che determinano l’andamento sulle Borse dei titoli azionari e di quelli obbligazionari. ».

Se lo Stato imprenditore non funziona può funzionare però la collaborazione Pubblico-Privato

Gli osservatori convinti che l'intervento pubblico nelle imprese non porti benefici duraturi. Anzi l'intervento dello Stato imprenditore porta frequentemente al prolungamento di agonie che si concludono spesso con la perdita di posti di lavoro e un drenaggio senza ritorno di risorse pubbliche. 

E per suffragare le loro posizioni - con ragioni concrete visti i risultati sotto gli occhi di tutti - citano i casi Alitalia ed Ilva di Taranto. Ilva é una questione complessa che ha a che fare con un mercato che io non conosco ma in cui é del tutto evidente la crisi del prodotto acciaio. Poi possiamo anche andare a vedere gli errori dei nostri capitani d'industria e quelli dei governi che hanno avuto in mano tale patata bollente.

Diverso il caso Alitalia con i suoi 9 miliardi di euro persi negli anni.
Io mi limito ad osservare: ma allora la compagnia di bandiera Lufthansa come mai naviga in buone acque ed infatti ben si guarda dal metter mano ad Alitalia sinché sta così?

Ma ci sono anche altre storie che grazie ad ingenti risorse pubbliche - proprio ad esempio nella culla del capitalismo mondiale Usa - hanno creato nuove economie di portata mondiale come quelle della Silicon Valley. Ma sono altre storie; che tuttavia insegnano che con precise strategie non assistenziali, lo Stato può - e secondo me deve - investire nell'economia reale per creare le condizioni in cui il capitale e l'impulso privati creino nuovi business e nuovo lavoro. 
L'impiego e l'incentivo per decisi interventi di capitale di rischio nelle Pmi é una delle risposte per superare la permanente stagnazione del nostro Paese. Ma occorre farlo subito.

E non sarò certo io a ricordare che nel bene e nel male quell'oggetto diabolico che ha cambiato la nostra vita e che produce da tempo un'economia mondiale digitale diretta ed indotta e che si chiama iPhone, non sarebbe mai nato se il genio di Steve Jobs  non fosse stato accompagnato dai fondi pubblici statunitensi per la ricerca.

Io sono fermamente convinto che anche le Regioni devono pensare seriamente a cambiare il modello di "sovvenzione all'economia dei loro territori". E la compartecipazione ed incentivazione a forme di investimento con capitale di rischio nelle imprese - mature o in fase di start up - che hanno potenziale di crescita e alto tasso di innovazione, é una strada che presenta molti più vantaggi che svantaggi rispetto ai tradizionali contributi pubblici.
That's it!

grafico confronto rendimenti private debts vs mercati quotati
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Economia e Sviluppo Sostenibile Private Equity-Venture Capital

Info Delio Picciani

Homo digitalicus per passione, fra i miei molti interessi sono anche un divulgatore approssimativo informato sui fatti e misfatti nell'Era della Trasformazione Digitale. Qui condivido le mie esplorazioni sui suoi effetti nell'Economia e nella Società. That's it!

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