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Exploring The Digital Transformation Era - Delio Picciani

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Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo

Quello che ho capito ed imparato sull’idrogeno. Dall’intervista di Marco Montemagno a Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam e autore del libro sull'idrogenesi

Delio Picciani · Data di pubblicazione: 25 Agosto 2020 · Ultimo aggiornamento: 2 Settembre 2020 Economia e Sviluppo SostenibileIdrogeno I Love You

Storie


PASSIONE IDROGENO

“Credo che l’acqua sarà un giorno impiegata come combustibile, che l’idrogeno e l’ossigeno di cui è costituita, utilizzati isolatamente o simultaneamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribili e di un’intensità che il carbon fossile non può dare. L’acqua è il carbone dell’avvenire”.

 

Scriveva così Jules Verne nel suo romanzo “L’isola misteriosa” nel lontano 1875. A distanza di oltre 140 anni, sappiamo  che la “visione” di uno dei più grandi scrittori di romanzi scientifici entro 5 anni diverrà realtà. 
Storia di tutti i fondati motivi a favore di una certezza. La certezza che l'agente non più segreto H2 ci aiuterà a salvare il mondo, se lo vogliamo.

LA SOSTENIBILITÀ NON È SOLO UNA QUESTIONE ETICA.

Conviene anche a Economia e Finanza


Table of Contents
Idrogeno: perché ho scelto di chiamare la mia storia “Hydrogen I love you”?
Dall’introduzione di Ferruccio de Bortoli al libro “Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo” di Marco Alverà, il Ceo di Snam
Perché tutta sta fissa sull'idrogeno di cui si fa un gran parlare?
Idrogeno: chi é costui?
La reputazione dell’idrogeno pericolosamente infiammabile ed esplodente: una narrazione da ri-narrare in forma corretta
Perché l'idrogeno, come si produce e lo si impiega
Ma a che cavolo serve produrre energia elettrica con l’idrogeno se ho già l’energia elettrica?
Come decarbonizzare entro il 2040-70 secondo Marco Alverà
Le ragioni storiche per cui oggi è ancora costoso produrre idrogeno. Le attese entro cinque anni
La signora Snam: chi è costei e che c'entra con l'idrogeno?
Idroscetticismo: tempo cinque anni e sarà relegato nel regno sconfittico-perdente
L'attuale caduta delle quotazioni del greggio frena le rinnovabili?
L’idrogeno, l’economia e la geopolitica
Le giga factory europea
6 modi in cui l'idrogeno può aiutarci nella transizione verso l'energia pulita
Una lezione da Marco Alverà a proposito di Filosofia, Economia ed Idrogeno

Idrogeno: perché ho scelto di chiamare la mia storia “Hydrogen I love you”?

Ci si innamora di una storia quando la sua narrazione è travolgente e coinvolgente. E Marco Alverà evidentemente è egli stesso innamorato dell’idrogeno: ci crede, crede nel suo futuro, crede che aiuterà la sostenibilità del nostro Pianeta.

Insomma per lui è una passione ed una missione. Ma soprattutto, o forse proprio grazie a questi due valori, egli sa raccontare a noi profani il presente futuro di una molecola che cambierà il mondo. Con esempi e spiegazioni che ne fanno una grande e travolgente narrazione.

Ed io ci sono cascato a piedi giunti: manco, oltre che di genere femminile in quanto molecola, si chiamasse idrogena e non idrogeno...

“Siamo agli albori di una grandissima rivoluzione energetica ad iniziare da quella per l’industria, ma che andrà a toccare tutti i settori” 
(Marco Alverà Ceo di Snam, il colosso mondiale del trasporto e stoccaggio del gas).

Dall’introduzione di Ferruccio de Bortoli al libro “Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo” di Marco Alverà, il Ceo di Snam

N.B. Il ricavato del libro in edicola da poche settimane per Mondadori sarà devoluto in beneficenza.

«Noi abbiamo il dovere morale di gettare il cuore e la nostra capacità di progettare il futuro oltre gli ostacoli scientifici ed economici attuali impiegando l’idrogeno come fonte energetica alternativa..
Se tutto andrà bene nel 2050 le fonti rinnovabili copriranno il 50% del fabbisogno energetico del globo...Occorrerà avere una fonte energetica alternativa.
Pulita e sicura. E l’idrogeno – scrive Alverà – è l’Internet dell’energia. Potenzialmente infinito. Emette solo vapore acqueo che torna in circolo con la pioggia».

Solare e Idrogeno, una partnership possibile con l’Africa

«Se impiegassimo lo 0,8% della superficie del Sahara con parchi solari per trasformare l’energia prodotta in idrogeno e trasportarla, si potrebbe soddisfare l’intero fabbisogno energetico europeo di un anno».

Perché tutta sta fissa sull'idrogeno di cui si fa un gran parlare?

I Love Hydrogen - Ami l'idrogeno

Idrogeno: chi é costui?

Giusto per inquadrarlo dal punto di vista scientifico ma con leggerezza e quindi non sino al punto di annoiarvi l'idrogeno in poche parole:

Elemento chimico. Gas inodore, insapore, incolore e infiammabile*. È il più leggero di tutti gli elementi; si trova allo stato libero in diversi gas naturali e diffusissimo sotto forma di composti, fra cui di gran lunga il più importante è l'acqua; è inoltre l'elemento più abbondante nelle stelle e nella materia interstellare.
Si combina direttamente con molti elementi, fra i quali l'ossigeno, e costituisce una materia prima di grande importanza per molte sintesi industriali (ammoniaca, metanolo, idrocarburi, ecc.)
* non farsi fuorviare pericolosamente dal termine a proposito di sicurezza e ricordarsi della benzina, del gasolio e del metano: se non fossero infiammabili non servirebbero a niente!

La reputazione dell’idrogeno pericolosamente infiammabile ed esplodente: una narrazione da ri-narrare in forma corretta

L’idrogeno è associato spesso a due eventi che ne avrebbero determinato la pericolosità in termini di esplosione ed infiammabilità. Due eventi che hanno inciso negativamente - ed ingiustamente - sulla sua reputazione.

Infatti anche se nessuno può ragionevolmente escludere il verificarsi di incidenti connessi all’uso dell’idrogeno, esso non é più pericoloso di altri materiali infiammabili che usiamo nel nostro quotidiano.

Nel primo esempio Marco Alverà ci ricorda il fungo terrificante che nel nostro “immagignifico collettivizzante”* ci riporta immediatamente alla memoria Hiroshima e Nagasaki: la bomba H, ovvero all’idrogeno. Peccato che l’idrogeno con la bomba atomica non c'entri niente.

Il secondo esempio é l’incidente di cui possiamo ancora vedere le scene in video bianco e nero del dirigibile Hindenburg che brucia nel cielo del New Jersey nel 1937, che per di più era sì alimentato ad idrogeno ma gonfiato ad elio.

L’idrogeno è un combustibile come il gas e la benzina e quindi va trattato con le necessarie regole di sicurezza, ma per molti aspetti è meno pericoloso.
Ed il bello dell’idrogeno é che essendo una molecola molto leggera (più del gas) e così piccola, evapora facilmente; tanto che si spiega così perché l'idrogeno allo stato puro non c’è sulla nostra Terra.

Questo significa che anche in caso di perdite si dissolve molto più facilmente del gas metano, gpl ecc.

Già negli anni ‘30-’40 Londra, Milano, Torino e altre grandi città europee erano alimentata ad idrogeno: il motivo per cui fu soppiantato dal petrolio non era per il fattore sicurezza, ma il costo di produzione decisamente inferiore dell’energia fossile.

Ecco che allora una Toyota con alimentazione ad idrogeno, imbottita dello stesso, buttata giù da un garage a dieci piani e poi mitragliata non esplode. 
Non ne vuole sapere di esplodere, scena apocalittica che vorrebbero gustarsi gli idroscettici.

*vabbè imito malamente il codice gergale di Montemagno; però che volete, mi ci diverto a creare neologismi assurdi

Perché l'idrogeno, come si produce e lo si impiega

La spiegazione per chi come me non ci capisce niente e quella un pò più articolata buona comunque per tutti.

Marco Alverà - che ricordo ancora é Amministratore Delegato del colosso italiano mondiale di Snam - risponde a Montemagno con una spiegazione semplice e disarmante sulla produzione ed impiego dell'idrogeno: «Se una vasca d’acqua è attraversata da corrente elettrica, l’acqua si spacca in due, l’ossigeno va in aria e l’idrogeno lo si cattura...e lo si usa come fonte energetica rinnovabile».

E ancora con semplicità disarmante: «È l’elemento più abbondante nell’universo. Il big band è stato provocato da un’esplosione di idrogeno, il sole stesso è una palla di idrogeno. La maggior parte dei pianeti conosciuti è composta per metà da idrogeno. Il 10% del nostro corpo è fatto di idrogeno..
Jules Verne nel suo libro “L’Isola misteriosa” scrisse che il mondo sarebbe andato in futuro ad idrogeno.

Poi non è affatto difficile produrlo. Si tratta piuttosto di abbassarne il costo: le tecnologie per produrlo migliorano di giorno in giorno, sia sotto il profilo tecnologico che economico.
I tempi? Gli esperti da noi interpellati dicono che in meno di 5 anni l'idrogeno avrà un prezzo di produzione competitivo rispetto al petrolio. E questo - afferma sempre Alverà - lo rende confidente nel progetto H2».

Ora, senza complicarci troppo la vita, una spiegazione un pò più articolata ma ancora comprensibile ai più, riportata dal sito di  Sorgenia*

L’idrogeno è un combustibile poco inquinante e con un grande potere calorifico che lo rende particolarmente efficiente.
A differenza degli altri combustibili che hanno un forte impatto sul nostro pianeta, l’idrogeno non provoca piogge acide, non riduce l’ozono e non genera emissioni pericolose.

Si stanno perciò studiando tutte le sue applicazioni come fonte di energia alternativa, in particolare nel mercato automobilistico e aeronautico.

  • Idrogeno ed energia
  • produrre idrogeno da elettrolisi
  • stoccare l'idrogeno

L’idrogeno è uno degli elementi più semplici dal punto di vista chimico molecolare.
È composto solo da un protone e un elettrone, ma - grazie al suo elevato contenuto energetico per unità di massa - è una fonte di energia molto interessante.

Si tratta infatti del principale combustibile nell’Universo: le stelle sono quasi interamente composte da idrogeno sotto forma di plasma, necessario per le reazioni nucleari.

Nonostante sia l’elemento più abbondante dell’Universo, sulla Terra è difficile trovarlo allo stato puro, ma solamente combinato con altri elementi.

L’esempio più tradizionale è l’acqua che è formata da due atomi di idrogeno e una di ossigeno. Per ottenere l’idrogeno allo stato puro è necessario produrlo attraverso determinati processi.

L’energia dall’idrogeno oggi è impiegata nel mercato chimico ed elettronico, nonché in aeronautica, come carburante alternativo. Ma in che misura l’idrogeno è fonte di energia alternativa?

L’idrogeno è un combustibile pulito e poco inquinante, ma non essendo presente sulla Terra le sue fasi di produzione richiedono un elevato consumo di energia. Esistono principalmente due modi per produrre idrogeno:

  • Steam Reforming: è un processo di produzione dell’idrogeno a partire dal metano;
  • Elettrolisi: si tratta di un processo che prevede l’utilizzo di energia elettrica ed acqua ed il cui risultato è la produzione di idrogeno e ossigeno.
    Nel caso in cui l’energia elettrica venga prodotta solo tramite fonti rinnovabili è possibile considerare l’impatto dell’idrogeno sull’ambiente bassissimo.

L’elettrolisi è un processo attraverso il quale l’energia elettrica si trasforma in energia chimica. Etimologicamente “elettrolisi” significa “rompere con l’elettricità” ed infatti indica tutti quei processi attraverso cui una sostanza viene scissa nei suoi elementi costitutivi.

L’elettrolisi dell’acqua è un processo attraverso cui si scindono le molecole dell’acqua (H20) in idrogeno (H) e ossigeno (O). Per farlo viene impiegata l’energia elettrica. Si tratta del processo di estrazione di idrogeno meno inquinante, ma solo se l’energia elettrica viene prodotta con fonti alternative, come l’energia eolica o solare.

Come estrarre l’idrogeno dall’acqua? È necessaria una cella elettrolitica in cui la corrente elettrica dissocia la molecola dell’acqua in ioni H+ e OH- che grazie al catodo (elettrodo caricato positivamente) e all’anodo (elettrodo caricato negativamente) porteranno alla formazione di ossigeno e di idrogeno in stato gassoso.

L’idrogeno, come già anticipato, è un gas largamente diffuso nell’universo, ma sul nostro pianeta non è presente allo stato puro. Per questo motivo è necessario produrre l’idrogeno. Una volta ottenuto il passo successivo è immagazzinarlo in maniera adatta per poterlo trasportare altrove.

Lo stoccaggio dell’idrogeno può avvenire in diverse forme.
  • Gas a pressione: l’idrogeno può essere immagazzinato come gas a pressione. Attualmente è il metodo più comune, perché economico, ma il volume che occupa l’idrogeno è elevato, ragion per cui sono necessari contenitori e serbatoi di grandi dimensioni.
  • Gas liquefatto: l’idrogeno può essere trasportato anche allo stadio liquido, ma è più costoso da immagazzinare perché per diventare liquido è necessario sottoporlo a compressione e ad una temperatura di -253°. Una volta liquido, è molto pericoloso da trasportare, per questo motivo i contenitori per lo stoccaggio e il trasporto devono avere requisiti di isolamento termico molto severi.
  • Idruri chimici: per superare le difficoltà di trasporto dell’idrogeno liquido o a gas si possono sfruttare anche i composti chimici ricchi di idrogeno, come l’ammoniaca, il metilcicloesano, il sodio boroidruro, ecc. Tali composti sono detti idruri chimici e possono cedere e riacquistare idrogeno in modo reversibile.
  • Idruri metallici: esistono dei metalli e delle leghe metalliche che trattengono idrogeno attraverso un processo reversibile. Una volta stoccato, l’idrogeno viene rilasciato a temperature e pressioni differenti a seconda della lega utilizzata.
Innovazione nei metodi di stoccaggio

Oggi la produzione dell’idrogeno sta avendo un notevole successo, grazie ai numerosi finanziamenti erogati per la ricerca sulle automobili ad idrogeno.

L’utilizzo di questo elemento come combustibile è fortemente interessante per il mercato automobilistico, sia perché è più efficiente rispetto agli altri combustibili utilizzati sia perché l’idrogeno ha un basso impatto ambientale.

Sono state quindi condotte rilevanti ricerche in merito alla produzione, allo stoccaggio e al trasporto dell’idrogeno, che hanno prodotto interessanti risultati, tra cui:

  • I nanotubi sono delle micro-sferule in carbonio oppure in silicio, con cui si può trasportare l'idrogeno.
    I nanotubi di carbonio assorbono il 4,2% in peso di idrogeno e hanno la peculiarità di rilasciare idrogeno a temperatura ambiente, mentre quelli in silicio possono immagazzinare quantità più elevate di idrogeno ma sono ancora in fase di sperimentazione.
  • Materiali adsorbenti. L'adsorbimento è la capacità di un materiale di trattenere sulla propria superficie molecole, atomi o ioni di altre sostanze a contatto con la superficie stessa.

Una delle strade tracciate dalla ricerca è quella di utilizzare materiali adsorbenti per lo stoccaggio dell’idrogeno. 
Questa scelta avrebbe dei vantaggi rispetto agli idruri metallici perché i materiali adsorbenti hanno una densità più contenuta.

* Ho riportato integralmente il testo che appare sul sito di Sorgenia in quanto come dichiarato espressamente nel suo sito, i contenuti pubblicati dell'articolo "sono liberamente reperiti online su portali d’informazione come arera.it, servizioelettriconazionale.it ed i principali organi d'informazione giornalistici".

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Ma a che cavolo serve produrre energia elettrica con l’idrogeno se ho già l’energia elettrica?

Monti-Alverà-intervista idrogeno

È una domanda posta da un partecipante in diretta all'intervista di Marco Montemagno, e Marco Alverà la giudica non banale ma molto sensata (io non lo avrei pensato..!).

E risponde in maniera schematica e molto chiara traguardando gli scenari che crede possibili entro il 2040.
Provo ad illustrarvi il suo pensiero - sintesi di tutti gli studi e i pareri raccolti dagli esperti interpellati da Snam - altrettanto schematicamente.

L'attuale ripartizione nell'uso delle fonti energetiche

PETROLIO
GAS
CARBONE
ALTRE FONTI

1/3 Nucleare + I1/3
Idrico + 1/3
Rinnovabili

25%
Fill Counter
25%
Fill Counter
25%
Fill Counter
25%
Fill Counter

 La Guerra Fredda sull'Energia

Alverà ci spiega che l'Energia é sempre stata al centro di una sorta di guerra fra due mondi che non hanno mai parlato fra di loro:

IL MONDO DELLE MOLECOLE
Es: Gas - Petrolio - Carbone

IL MONDO DELL'ELETTRONE
Es: Auto elettrica - Pale Eoliche - Pannelli solari

E quindi?!?
Houston: We have a Solution!

 

Con l'energia elettrica prodotta da pannelli solari, pale eoliche, [turbine nei mari in cui si può sfruttare il moto ondoso costante], nella famosa vasca piena d'acqua si produce idrogeno che può essere trasportato ad industrie ed abitazioni.

Come? Semplice: sfruttando le reti esistenti dei gasdotti. Trasformandoli in idrogenodotti.

Come decarbonizzare entro il 2040-70 secondo Marco Alverà

«Se vogliamo decarbonizzare il mondo ed arrivare entro il 2040-70 a zero emissioni CO2, dobbiamo eliminare quel 75% del mondo delle molecole: petrolio, gas, carbone.

Se si prendono a riferimento i bellissimi studi che ha fatto Irea (International Renew Energy Association) la lobby mondiale dei rinnovabili che ha sede ad Abu Dhabi, sappiamo che entro il 2050 la quota di elettricità passerà dal 25% al 50% di tutte le fonti di energia.

L’altro 50% sono molecole da cui dipenderanno navi, aerei, fabbriche, riscaldamento nei paesi freddi: sono fonti di consumo che non si riuscirà mai ad elettrificare.

La ragione è semplice: non c’è abbastanza energia nell’elettrone perché trasportare energia elettrica costa da 10 a 30 volte di più che trasportare idrogeno.
[Devo qui ricordare che si stanno conducendo importanti esperimenti di trasporto di energia elettrica senza fili che potrebbero ridurne il costo, ma siamo appunto agli esperimenti nei primi stadi ancora]. 

Stoccare elettricità in una batteria costa circa 250 euro per un megaw/ora. Un magwatt/ora è il consumo medio di una casa in una settimana.
Stoccare quello stesso megawatt/ora in un giacimento di gas esaurito (giacimenti italiani esauriti che ora fungono da stoccaggio del metano) costa 5 euro.

In inverno, con una richiesta superiore di 7 volte, c’è bisogno di un’enorme quantità stoccata di energia e a questo provvediamo in Italia con il gas metano.

Quando il metano sarà esaurito ecco che potremo sostituirlo vantaggiosamente con l’idrogeno.
In altre parole, se è vero che se ho l’energia elettrica non mi serve l’idrogeno – questo il semplice ma chiarissimo esempio che fa Marco Alverà – non posso però far andare un camion a batterie».

«Se voglio decarbonizzare non mi resta che l’idrogeno.  Ecco allora esempi come la startup Nikola che sta realizzando prototipi di camion alimentati da idrogeno: non ha ancora prodotto un euro di utile [forse venderà i suoi primi modelli ad idrogeno quest'anno], eppure in Borsa ha superato i 20 miliardi di dollari di capitalizzazione.

Perché? Perché la gente sa che un camion non è elettrificabile...!

La Toyota [quella ad idrogeno che la casa costruttrice ha buttata giù dal decimo piano di un garage e poi mitragliata con armi militari senza che esplodesse] con un kg di idrogeno fa 150 km.
Per fare tale percorso con l'auto elettrica occorre una batteria da 500-700 kg.

Le ragioni storiche per cui oggi è ancora costoso produrre idrogeno. Le attese entro cinque anni

Hydrogen Bus

Pochi sanno – e Alverà invece ce lo ricorda – che Wiston Churcill, capo della marina militare inglese nella Prima Guerra Mondiale, per inseguire le navi tedesche fece convertire le navi inglesi da carbone a petrolio. 
Questo dette il via alla nascita e allo sviluppo dell’industria petrolifera.

Se si pensa come è facile produrre petrolio che deriva da milioni di alberi fossilizzati, pronti all’uso e quindi basta perforare, si capisce come tale fonte abbia soppiantato per decenni tutte le altre.

Nel corso dell’intervista con Montemagno, Alverà va al nocciolo della questione con una spiegazione chiara e comprensibile che mi ha definitivamente convinto del futuro del mondo ad idrogeno. 
Aggiungo che se ci crede Snam e ci fa una grande scommessa, significa che la cosa è stata ponderata con scienza, coscienza e valutazione dei rischi insiti in questa che sarà un’avventura che cambierà il mondo, la sua geopolitica, le sue economie.

Ecco la sua visione per sconfiggere l’ostacolo più rilevante: la drastica riduzione del costo dell’idrogeno sino a renderlo competitivo con il petrolio.

Dice infatti Alverà: «Sino a dieci anni fa l’energia solare costava 50 volte più del petrolio. Jeremy Rifkin nel 2002 scriveva già nel suo libro Hydrogen Economy: «Tutto il mondo andrà ad idrogeno, sarà l’Internet dell’energia. Metterà in connessione tutti».

Attorno al 2005 Italia, Germania, Spagna decidono di investire nell’energia solare finanziando mille miliardi di euro con le bollette dei consumatori di italiani, tedeschi, spagnoli e qualcosa anche gli inglesi e fanno nascere l’industria dei pannelli solari. Risultato da allora?

Se fino a ieri l'energia dei pannelli costava il 50% in più del petrolio, oggi costa un terzo. I pannelli sono la prima fonte che serve per fare l’idrogeno.

La seconda fonte sono gli elettrolizzatori: vasche come piscine in cui sono introdotti anodi, catodi che consentono il passaggio della corrente elettrica nell’acqua.

Attualmente sono di costruzione artigianale perché non esiste ancora un’industria che li produce: è infatti ancora un mercato di nicchia. Costano 1.200-1.300 dollari al Kw.
Le interviste di Snam ad alcuni produttori hanno confermato che il loro prezzo in cinque anni può scendere a 300 dollari al Kw.

Quindi il solare è sceso del 40 x, la vasca scenderà di 3-4 x. Il combinato disposto farà scendere il costo di produzione finale a prezzi competitivi con il petrolio. Questo cambia tutto».

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La signora Snam: chi è costei e che c'entra con l'idrogeno?

Snam. Un'eccellenza mondiale di cui noi dovremmo andare orgogliosi

il logo della Snam a colori

«Snam è una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo nonché una delle maggiori aziende quotate italiane per capitalizzazione. Grazie a una rete sostenibile e tecnologicamente avanzata garantisce la sicurezza degli approvvigionamenti, abilita la transizione energetica e favorisce lo sviluppo dei territori nei quali opera.

Attraverso le proprie consociate internazionali opera in Albania (AGSCo), Austria (TAG, GCA), Cina (Snam Gas & Energy Services Beijing), Francia (Teréga), Grecia (DESFA) e Regno Unito (Interconnector UK). Snam è inoltre uno dei principali azionisti di TAP (Trans Adriatic Pipeline), il tratto finale del Corridoio Sud dell’energia.

Dal 2001 è quotata sul mercato azionario italiano nell' indice FTSE MIB della Borsa Italiana».


40.000 km. La rete più grande al mondo fuori dal territorio russo per il trasporto e lo stoccaggio del gas naturale. Che arriva anche nelle case di moltissimi italiani attraverso la rete della società controllata Italgas.

Nei giacimenti di metano si è imbattuto il fondatore di Eni Enrico Mattei. Lui veramente cercava il petrolio, ma non si scoraggiò: la sua grande intuizione fu quella di fare del metano la fonte di energia principale del boom industriale del dopo guerra. Fu così che nacque Snam, come ci racconta il suo attuale Ceo Alverà.

Quei giacimenti sono stati esauriti ed oggi sono i serbatoi ovvero i siti di stoccaggio del gas che arriva dalla Russia. Lasciamo stare le spiegazioni tecniche di come si possa mantenere conservato in tal modo il metano: fatto sta che è una genialata e la sua intrigante narrazione per i non addetti ai lavori come noi è ciò che ci interessa.

Perché è la prima puntata di una narrazione che ne prepara un’altra di genialate: quando il gas naturale sarà sostituito dall’idrogeno puro. Oggi Snam sperimenta già l’uso di idrogeno grigio: un mix fra metano e idrogeno. 

È definito grigio in quanto non fa parte delle energie rinnovabili e quindi inquina ancora; meno, ma inquina.
L’obiettivo di Snam è di portare entro pochi anni l’idrogeno verde nelle industrie e nelle nostre case. 

E senza obbligarci a spendere un euro per trasformare i nostri impianti attualmente funzionanti a metano.
E al posto della damnatio CO2 «emetteremo innocuo vapore acqueo che tornerà in circolo con la pioggia», afferma Marco Alverà.

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Idroscetticismo: tempo cinque anni e sarà relegato nel regno sconfittico-perdente

Idrogeno - Fiamma fornelloin cucina

Scandagliando notizie, dati, direzione dei grandi investimenti, politiche di Stati importanti, l'idroscetticismo su potenzialità ed costo ideale dell'idrogeno -oggi effettivamente ancora troppo caro in confronto alle energie fossili -  è decisamente destinato ad essere sconfitto. 

E in fatto di scenari geopolitici l'idrogeno rappresenta una svolta che potrebbe cambiare molti equilibri internazionali.

Perché la sua scelta é una strategia per rendersi indipendenti dai ricatti energetici che possono portare un sacco di conseguenze negative sui sistemi democratici nazionali.

Poi, per cercare segnali di conferma che l'idrogeno é il nostro futuro energetico più strategico - anche se non sarà l'unico per parecchio tempo- basta analizzare se verso l'idrogeno si registrano volumi significativi di investimenti e finanza che gli accompagna. I segnali si stanno moltiplicando e quindi ne segnalo solo alcuni per il momento.

Qualche esempio, ma badate bene, ogni giorno ne nascono tantissimi basati sull'idrogeno:

  • Snam passione Idrogeno: con il suo Ceo Marco Alverà sta facendo partnership importanti con società petrolifere europee per investire su Missione H2. Vi pare poco?
  • L’auto idrogenata a celle combustibili avanza inesorabilmente (Toyota, Bmw, Honda, Hyundai, ma anche altre case stanno preparandosi ad investirci miliardi di euro)
  • La Germania, che come spesso accade guarda avanti, ha stanziato i primi 10 miliardi di euro in 5 anni per sussidi sulla produzione e sfruttamento dell’idrogeno. Ma il suo è solo un esordio.
  • La prima nave da crociera norvegese alimentata da idrogeno sarà varata nel 2023
  • Fincantieri spinge sull'energia green e sta sperimentando celle combustibili che useranno anche idrogeno 
  • La bolzanina Leitner, azienda leader mondiali nelle tecnologie degli impianti a fune, sta sperimentando un suo gatto delle nevi ad idrogeno
  • Da una partnership fra Provincia di Bolzano e Autostrada Autobrennero, è nata la prima stazione in Italia con erogazione alla colonnina di idrogeno; gli autobus urbani della città di Bolzano girano già ad idrogeno
  • Iveco investe nel camion ad idrogeno: é entrata nell'americana Nikola, una star up quotata in borsa con quotazioni pazzesche: ha raggiunto i 30 miliardi di dollari di capitalizzazione senza aver ancora generato utile o ricavi significativi e senza aver ancora prodotto un camion ad idrogeno

L'attuale caduta delle quotazioni del greggio frena le rinnovabili?

Non facciamoci trarre in inganno dall’attuale crisi covid-petrolifera dovuta al drammatico crollo delle quotazioni del combustibile fossile; un crollo senza precedenti che in questo momento rende il petrolio molto conveniente rispetto alle rinnovabili.
Ma tutto fa pensare - le previsioni degli esperti del fossile lo confermano - che sia un fattore momentaneo.

L’attuale momento di caduta delle quotazioni è con tutta probabilità un fatto contingente ma non duraturo, legato al crollo dei consumi che a meno di catastrofici nuovi lockdown riprenderanno, seppur gradualmente.

Passata, si spera, bene o male la tempesta dell’emergenza Covid, torneranno a salire anche le quotazioni fossili.
Ed è probabile che questo avverrà anche perché si transiterà verso una nuova normalità, quella con cui dovremo forse convivere e far girare comunque l'economia: il Post-Non-Post-Covid.

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L’idrogeno, l’economia e la geopolitica

Un pò di Alverà-pensiero e un pò quello dalle mie indagini

La cyber-geopolitica - Osservatorio per la stabilità e la sicurezza del  mediterraneo allargato

Quando arriverà la svolta e l'idrogeno si affermerà come una delle fonti energetiche rinnovabili più efficaci ed efficienti coadiuvata da solare, eolico e chissà ancora cosa - perché l'idrogeno sarà un successo questo é certo - come cambieranno gli equilibri mondiali?

E le compagnie petrolifere nel frattempo staranno semplicemente a guardare continuando imperterrite a cercare profitti nel business CO2? Oppure si stanno attrezzando?

L'Amministratore Delegato di Snam Alverà risponde che sicuramente ci saranno dei winners e dei losers nel riequilibrio complessivo della partita energetica: una partita, aggiungo io (e scoprendo la classica acqua calda) che ha assunto un ruolo fondamentale negli equilibri geo-politici mondiali.

Ma le compagnie europee, più di quelle statunitensi, si stanno preparando a cavalcare questa trasformazione. Alcune di loro stanno investendo nell'idrogeno in partnership con la stessa Snam.

Gli stessi Paesi del Golfo come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ci credono molto: hanno tanto sole, tanta tecnologia e tanta propensione a grandi investimenti.
La transizione non sarà rapida: il fabbisogno di petrolio durerà ancora a lungo, la sua domanda nonostante l’arresto dovuto al Covid cresce comunque, basti guardare al 2019 rispetto agli anni precedenti.

Entro il 2040 2 miliardi e mezzo di persone in più abiteranno sul nostro Pianeta, e una massa di 3 miliardi di persone si sta muovendo verso le città: tutti nuovi consumi di energia.
Quindi ci sarà ancora spazio per tutti ma ad un certo punto la curva di richiesta del petrolio si appiattirà e l'oro nero subirà un lento declino.

E la geopolitica sicuramente cambierà moltissimo, aggiunge Alverà. E come dice Rifkin, in cui Alverà si riconosce citandone il pensiero:

l’idrogeno è molto democratico, sarà una sorta di Internet.

Molti paesi come ad esempio la Somalia, l’Eritrea, il Marocco, il Sudan, la Siria, la Giordania, giusto per citare Paesi che non hanno potuto sviluppare una loro economia basata sui pozzi petroliferi, lo potranno fare grazie all’economia che si baserà sull'energia derivante dall'idrogeno.

Le zone dove c’è più sole sono le stesse in cui sono situati i Paesi più poveri: l’idrogeno ridistribuirà ricchezza.
Nella nostra Europa questo effetto (chiamiamolo “idrogenato”) non sarà solo buono per i Paesi assolati come Spagna, Portogallo, Grecia..

Lo stesso principio varrà per Paesi che non godono di abbondanza di sole: l’energia eolica che sarà prodotta in particolare dai Paesi del Nord, come Olanda, Inghilterra, Germania, Scandinavia aggiungo io, servirà allo stesso scopo.

Le foreste offshore (come le chiama Montemagno) ovvero i giacimenti fatti da parchi e piattaforme di pale eoliche (e qui aggiungo anche quelli aggeggi chiamati converter, generatori insomma, che producono energia sfruttando il moto ondoso continuo di mari come quello del Nord) produrranno energia elettrica non solo come fonte propria, ma potranno alimentare anche la produzione di idrogeno che potrà essere facilmente portato al resto dell’Europa.

E con tale ragionamento si spalanca una enormissima chanche per il nostro Paese (Alverà la definisce pazzesca): l’Italia potrà fare da hub per l’idrogeno prodotto ad esempio dai pannelli solari di paesi come Spagna, Portogallo, Grecia, ma anche dal Nord d’Africa.

Ma come si parlano un pannello fotovoltaico e l’idrogeno?

Si dovrà coprire il Sahara di pannelli fotovoltaici chiede un partecipante al webinar-intervista di Montemagno? «Se impiegassimo lo 0,8% della superficie del Sahara con parchi solari per trasformare l’energia prodotta in idrogeno e trasportarla, si potrebbe soddisfare l’intero fabbisogno energetico europeo di un anno» risponde il Ceo di Snam.

Le giga factory europea

La sfida – come lo stesso Alverà ha proposto con un articolo sul Financial Times – è quella di un’Europa che divenga una sorta di Airbus dell’idrogeno. Perché il business derivante da quei mille miliardi che alcuni Paesi Europei fra cui l’Italia hanno investito nel solare, sono poi purtroppo finiti in Cina.

«Un errore da non ripetere. Teniamoci lavori, tecnologia e manufactoring nella nostra Europa e costruiamo una giga factory europea di elettrolizzatori a basso costo».
Questo é il pensiero di Alverà.

E non dimentichiamo - sempre esempi comprensibili e quotidiani quelli del Ceo di Snam - che quando accendiamo il gas per cucinare o apriamo il rubinetto dell'acqua calda usiamo gas che, anche se distribuito da aziende europee, 8 giorni prima é partito dalla Siberia.

Tutto questo possiamo farlo con l’idrogeno a bassi costi e a casa nostra: l'Europa. Una volta installata una vasca e l'abbiamo ammortizzata, quali altri costi abbiamo?

«La chicca di tale sistema è che una volta che hai messo giù il macchinario vai agratis», come afferma simpaticamente nell’intervista il nostro laureato in filosofia ed economia alla London School of Economics and Political Science, passato in banche d'affari come Goldman Sachs prima di approdare al mondo dell'energia in Eni, Enel, non facendosi mancare un'esperienza anche in Wind.

E conclude con un’ultima chicca che diviene per noi un pensiero strategico su cui fare una profonda riflessione per il nostro presente-futuro:

«In un mondo sempre più digitalizzato e le fabbriche che saranno sempre più robotizzate così come i malls, la dinamica salariale (costo della mano d’opera quindi) ha rappresentato il vantaggio competitivo negli ultimi cento anni.
In un domani molto prossimo l’unica discriminante di un Paese per competere sarà il costo dell’energia.
Paesi come la Germania questo lo hanno capito benissimo, tanto che proprio recentemente ha lanciato un piano sull’idrogeno: solo per iniziare a giocare ha stanziato 10 miliardi di euro di sussidi. Noccioline, come aperitivo di partenza».

Indipendenza energetica dalla Russia

Questo aspetto riguarda tutta l'Europa, ammesso che riesca ancora a contare qualcosa nel mondo: un'Europa forte non può esserlo se dipenderà dagli altri per avere energia.

Senza l'indipendenza energetica gli Stati dell'Europa sono condannati a ridursi come piume al vento - eccezioni teutoniche a parte ma non troppo e non durature - sbatacchiati fra i giganti mondiali che si apprestano al banchetto europeo per dividersi le spoglie della sua stanca e logora carcassa, per esercitarvi così la loro influenza ed egemonia.

L'Europa non lo ha ancora capito, non lo ha ancora capito la sua novecentesca classe dirigente: e così rischiamo di finire bistrattati come singoli staterelli vassalli di questa o quella potenza ben che vada, una prospettiva tutt'altro che irrealistica.

La Russia si sta dimostrando per molte ragioni un fornitore pericoloso di energia. L'idrogeno auto prodotto in Europa - forse non da solo - può essere l'inizio di una politica energetica europea di graduale affrancamento da gas, petrolio e carbone.

Partnership con l’Africa: le sue implicazioni geopolitiche

L'occasione di una cooperazione economica e finanziaria basata sullo sfruttamento del sole per produrre idrogeno facilmente trasportabile - almeno per quanto riguarda la parte del continente africano più vicina a noi - apre scenari possibili che possiamo osare immaginare in termini realistici. 

Compreso il fatto che laggiù possono nascere nuove economie che potrebbero dare lavoro ad un sacco di suoi abitanti. Io non ho ancora né cercato studi che lo dimostrino ma approfondirò.

Certo, l'idrogeno non basterò forse a risolvere nodi irrisolti da troppo tempo come i fenomeni migratori.

Eppure limitarli nell'interesse di quelle popolazioni e pure nostri con programmi di sviluppo locale sfruttando anche l'idrogeno forse si può.

E la Cina che fa?

Ecco, la Cina ad idrogeno é un capitolo a parte che merita addirittura di essere inserito nella mia Storia Cina: "Cina sempre più vicina".
Perché quella lì, quando si muove, qualsiasi sia il campo d'azione...fa paura, idrogeno compreso. E su quello é già molto avanti.

La Cina attualmente possiede già un terzo della capacità produttiva mondiale, ma intende andar ben oltre: Il suo ministero della Scienza e della Tecnologia ha predisposto un piano di investimenti importante nelle vetture a idrogeno. Ma é solo l'inizio.

Il governo centrale appoggia in pieno le politiche sull'idrogeno, tanto che nei piani ufficiali compare lo sviluppo di stazioni di rifornimento H2.

Volete un altro esempio di come si muove la Cina ad idrogeno?
Shanghai: possiede già una delle più grandi - se non la più grande - stazione di colonnine di idrogeno (ancora grigio però) al mondo. Vuole arrivare a 50 stazioni e oltre 20mila auto a idrogeno a spasso per la megalopoli entro il 2025.

Ma noi possiamo ancora distanziare gli amici (..) cinesi. C'è solo un'inezia di poco conto da superare: quella della nostra incapacità italiana ed europea di formulare ed agire secondo un pensiero strategico comune di medio-lungo periodo.

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6 modi in cui l'idrogeno può aiutarci nella transizione verso l'energia pulita

6 Ways Hydrogen and Fuel Cells Can Help Transition to Clean Energy

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Una lezione da Marco Alverà a proposito di Filosofia, Economia ed Idrogeno

Due scienze che lui ha sfruttato per capire l’enorme potenziale dell’idrogeno


Marco Alverà: come si presenta sul suo profilo Linkedin

I am passionate about energy, because almost everything that human beings do requires having a safe, clean and affordable supply of energy.

And I feel privileged to be tackling these issues as the head of Snam, which is Europe’s largest energy infrastructure company, the biggest expert in the natural gas space and independent from any commercial interests.

I am also passionate about energy in the workplace, because I have seen with my own eyes the difference that being able to imbue work with meaning, fairness and trust makes to people’s ability to engage, contribute and have fun in the office.

This is an ongoing learning experience for me, and one that I hope I am getting better at every day.

Filosofia più di Economia ti aiuta a mettere in discussione i concetti più alti. Mentre un ingegnere si occupa di risolvere un problema pratico, un filosofo si occupa di risolvere un problema concettuale.

E quello che studi di filosofia in una università inglese non è Shopenauer, perché è una scuola pragmatica, più di pensiero che di nozioni.
Darsi la libertà di mettere in discussione anche cose che molti danno per scontate è quello che in questo momento mi sta aiutando di più in questa fase della mia carriera legata alla transazione energetica e alla discontinuità.

Sul lato praticato quello che mi ha aiutato di più è stato trascorrere 4 anni in una banca d’affari dove ti insegnano come funziona il mondo degli affari; a valutare un’azienda, a capire un conto economico.

E poi i capi che ho avuto in Goldman Sachs, in Eni ed Enel che mi hanno insegnato la cosa più complicata di tutte:
gestire le persone e motivarle, fare squadra, mettere in discussione le idee senza demotivare la gente che metti in discussione.

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Info Delio Picciani

Homo digitalicus per passione, fra i miei molti interessi sono anche un divulgatore approssimativo informato sui fatti e misfatti nell'Era della Trasformazione Digitale. Qui condivido le mie esplorazioni sui suoi effetti nell'Economia e nella Società. That's it!

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